Usare le IPTV può comportare grossi guai con la legge in base alle ultime regole imposte. A quanto pare, tutti coloro che utilizzano il servizio potrebbero incappare in multe che arrivano fino a 5000 €. Andando nel penale poi si potrebbe sfociare in molto di più, con processi e quant’altro.

Chi invece vende il servizio, potrebbe arrivare, oltre ad ottenere una sanzione molto alta, a beccarsi anche fino a tre anni di carcere.

Cosa si rischia (davvero)

La nuova indagine ha condotto alla chiusura di alcune piattaforme e soprattutto ad alcune persone.

L’operazione della Dda di Catania ha messo fine a una serie di attività illecite protrattesi nel tempo. Per eludere le indagini, gli indagati hanno adottato misure sofisticate, tra cui l’uso di applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie documenti falsi. Queste misure sono state utilizzate anche per l’intestazione di utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti televisivi e noleggio di server. 

Da tutta questa situazione sono emerse 21 persone che sono al momento indagate tra varie città in Italia. Si parla di agglomerati importanti come Messina, Catania, Siracusa, Alessandria, Cosenza, Salerno, Napoli, Pisa, Lucca, Reggio Emilia, Bari e Livorno. I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere di carattere transazionale, quest’ultima finalizzata a diffondere i palinsesti televisivi con accesso condizionato, ma c’è anche il reato di danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo ai sistemi informatici e anche di frode informatica.

La data segnata in rosso sul calendario è il 31 gennaio 2024. Da quel momento si accendono i motori di Piracy Shield, la piattaforma nazionale per oscurare in automatico i siti che trasmettono illegalmente contenuti in streaming. Proprio in questi giorni il progetto è in fase di rodaggio. Il 20 dicembre l’Associazione italiana internet provider (Aiip), che aggrega 60 operatori del settore telecomunicazioni, ha dichiarato di aver concluso un primo oscuramento di prova.

A regime, l’obiettivo della piattaforma donata dalla Lega calcio Serie A all’Autorità garante delle comunicazioni(Agcom), responsabile della lotta contro la pirateria internet, è di bloccare le trasmissioni illecite entro 30 minuti dalla segnalazione. Prendiamo il caso di una partita di calcio: chi detiene i diritti per trasmetterla denuncia attraverso Piracy shield lo streaming abusivo, carica gli indirizzi Ip o i domini da abbattere e, da quel momento, gli operatori di rete hanno al massimo mezz’ora per oscurarli.

Sulla piattaforma chi detiene i diritti, per esempio Sky e Dazn per il calcio, carica gli indirizzi Ip o il Fully qualified domain name (Fqdn), ossia un nome di dominio non ambiguo che consente di identificare senza dubbio una risorsa online, dei siti pirata che stanno trasmettendo un contenuto senza autorizzazione, insieme alle prove forensi che certificano la violazione. Chi effettua la richiesta ha pochi minuti di tempo per correggere eventuali errori, dopodiché Piracy shield genera un ticket e include la segnalazione nella lista dei siti incriminati. A questa attingono gli operatori di telecomunicazioni e di rete, che hanno 30 minuti per oscurarli. Il processo può avvenire anche in automatico.