Il male si manifesta affinché possa emergere il bene. Così, dietro il drammatico crimine del rapimento di una neonata di appena un giorno, è emersa una relazione solida e profonda tra la Polizia di Stato e i cittadini di Cosenza. Un legame così forte che, ancora oggi, la Questura riceve numerose telefonate da parte di semplici cittadini, che esprimono la loro gratitudine agli agenti per aver risolto il caso della piccola Sofia e restituito speranza e serenità a lei e alla sua famiglia.

Di questo ha parlato il commissario capo Tiziana Scarpelli, portavoce del questore Francesco Cannizzaro, durante l’intervento a Dentro la Notizia, soffermandosi più sul valore umano dell’operazione che sui dettagli delle indagini.

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Piuttosto sul punto, incalzata da Pierpaolo Cambareri, ha tenuto a ribadire un concetto.  «Non esiste un ladro di bambini, non c’è una emergenza sociale di cui avere paura, c’è una vicenda personale che riguarda due persone con aspetti, anche molto delicati, che devono essere ancora approfonditi», un ulteriore modo per tranquillizzare la popolazione che non può non essere rimasta attonita di fronte ad un reato così assurdo come il rapimento di una neonata.

Il commissario Scarpelli si è detta molto orgogliosa, ovviamente parlando a nome di tutti i suoi colleghi dal questore Francesco Cannizzaro in giù, per aver sentito la vicinanza di tanti.

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Ma tutti avevano interesse a risolvere il prima possibile la vicenda, ben sapendo che il tempo avrebbe giocato a sfavore.  «Faccio mie le parole del questore quando ha detto che tutti in quel momento ci siamo sentiti padre e madre di Sofia». Non a  caso nelle ricerche si sono gettati tutti, indipendentemente dalle sezioni, indipendentemente se si era in servizio o meno. Questo anche perché tutti sentivano che Cosenza non poteva salire agli onori della cronaca nazionale e non solo per un episodio così assurdo. Assurdo al punto tale che quando è scattata la denuncia anche i poliziotti sono rimasti interdetti sulla veridicità della narrazione.  «È stato molto bravo il collega che ha raccolto la segnalazione -ha spiegato il commissario – perché la nonna che ha telefonata in Questura era veramente e comprensibilmente molto agitata. Lui è riuscita a calmarla e capire con esattezza la dinamica dei fatti. A quel punto abbiamo capito che i rapitori avevano su di noi un vantaggio di almeno un’ora perché la bimba era stata sottratta con l’inganno, non con violenza e quindi ci siamo mossi tutti, grazie alle varie competenze delle diverse sezioni della Questura di Cosenza».

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Insomma dietro la tragedia, la dimostrazione plastica che la Polizia è davvero al servizio della gente e non si occupa solo di repressione. Da qui è venuto facile parlare, nel corso della trasmissione, di altri due reati odiosi come le truffe agli anziani e la violenza di genere. Due reati che sono accomunati da un comune denominatore ovvero il senso di colpa che spesso frena le persone nella denuncia. Non solo: l’altro elemento che accomuna questi due reati è la fragilità delle vittime. Ma la Scarpelli ha detto che le cose stanno cambiando anche per un mutare di atteggiamento culturale al quale la Polizia sta dando il suo contributo vista l’attività messa in campo dal Ministero sul fronte delle informazioni, non solo con le campagne sui media, ma anche i camper presenti in moltissime piazze italiane.

L’ultimo passaggio è stato un ricordo personale del rapporto che tutti gli agenti della Questura sentono di aver stretto con la famiglia di Sofia che ieri, intorno alle 12, è stata dimessa dalla clinica Sacro Cuore e ha potuto lasciarsi alle spalle questa incredibile vicenda.