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I magistrati antimafia sono sempre alla ricerca di possibili intrecci di tipo illecito tra esponenti della ‘ndrangheta e agenti penitenziari. Parliamo dei cosiddetti “agenti infedeli“. Sono stati tanti gli approfondimenti investigativi nel corso del tempo. Negli anni passati sono state coordinate infatti due inchieste che, in primo grado, hanno prodotto sentenze di condanne con pene molto pesanti. Nel primo caso si trattava di due agenti penitenziari in servizio presso il carcere di Cosenza, nel secondo invece di un ispettore di polizia della Squadra Mobile di Cosenza.
Dicevamo come le domande dei pm di Catanzaro spesso e volentieri contengano quesiti su agenti “compiacenti”, ma di recente uno dei collaboratori di giustizia, allo stato, più attendibili e credibili agli occhi dei giudici, ha dato una versione differente rispetto agli altri pentiti. È Celestino Abbruzzese, alias “Micetto“, meglio conosciuto come “Claudio“, a dire ai magistrati della procura antimafia di Catanzaro che «noi Abbruzzese di Cosenza non avevamo agenti di polizia penitenziari compiacenti», invece riferisce di un soggetto «vicino agli “italiani”».
Nel verbale l’ex narcotrafficante, così da considerare a seguito della condanna definitiva in “Job Center“, ha riferito che nel 2007 uno dei suoi fratelli e un altro soggetto di Cosenza «spararono contro le serrande di un tabaccaio», il cui esercizio commerciale è situato nell’area urbana. «I miei fratelli ricevettero indicazioni da Francesco Patitucci» di lasciarlo stare «in quanto loro amico».
“Micetto” ha aggiunto che uno dei suoi fratelli, nel 2010 o 2011 «ha ricevuto la terza presso il carcere di Cosenza da Maurizio Rango e da Franco Bruzzese. Preciso che Rango era libero, mentre Bruzzese era detenuto» insieme al fratello menzionato dal pentito. Sempre l’uomo legato dal vincolo parentela avrebbe detto a Celestino Abbruzzese che «sarei dovuto andare in carcere a Sulmona da mio padre e a Milano Opera da mio fratello Antonio, per sollecitare il suo ulteriore rimpiazzo» e «dopo qualche tempo» il fratello gli avrebbe confidato che «effettivamente era stato rimpiazzato».