Si è concluso oggi il processo in rito abbreviato a carico dell’architetto diamantese Francesco Arcuri, coinvolto nell’inchiesta “Appalti e massoneria“, condotta e coordinata dalla procura di Paola. Il gup Federica Altamura lo ha assolto «perché il fatto non sussiste». Il giudice ha accolto la tesi difensiva del legale Francesco Liserre.

Le accuse

Arcuri, inizialmente, era stato accusato anche di associazione a delinquere, turbativa d’asta e violazione della legge Anselmi (che prevede sanzioni e punizioni per chi promuove o aderisce ad associazioni segrete). Per queste ipotesi di reato il procedimento era stato convenzionalmente denominato “Massoneria e appalti”. Tuttavia, alcune ipotesi di accusa si sono andate via via sgonfiando sin dalla fase delle indagini preliminari, mentre ha tenuto banco sino all’ultimo la contestazione delle firme false, in concorso con altri imputati, a danno dell’ex sindaco di Belvedere Marittimo, Vincenzo Cascini e di due ingegneri. Pertanto, dopo la requisitoria il pm aveva chiesto per Arcuri una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione. Ma la richiesta è stata respinta. Per il gup Altamura il fatto non sussiste.

Le altre decisioni

Il gup, dopo una lunga camera di consiglio, ha rinviato a giudizio tutti gli altri indagati, che hanno invece scelto di essere giudicati con rito ordinario. La prossima udienza si terrà nel tribunale collegiale di Paola il 14 settembre 2022. Il gup Altamura ha poi emesso la sentenza di non luogo a procedere, perché il fatto non sussiste, nei confronti di Luigi Cristofaro e Giuseppe D’Alessandro, limitatamente al solo capo M, riferito all’asserita falsificazione, in concorso con Arcuri, delle firme di Cascini, Gazzaneo e Ruggiero.