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Fatma è una donna somala di circa 40 anni. Per giorni ha percorso a piedi la strada statale 18 che attraversa la costa tirrenica cosentina. Sotto il sole, sotto la pioggia, con il vento. Ha camminato con uno zainetto rosa sulle spalle e un bastone di ferro, su cui si poggiava. Erano le uniche cose che aveva con sé.
Due sere fa è stata trovata dai carabinieri nella Valle del Noce, al confine calabro-lucano, sotto la pioggia battente. Era disorientata, spaventata e stanca, tanto stanca, e comunicare con lei è stata un’impresa difficile. Aveva solo voglia di scappare lontano da qui. Dopo ore di fughe e trattative, la ragazza ha accettato l’aiuto delle istituzioni e ora, dopo essere stata soccorsa e rifocillata, si trova in una struttura protetta insieme ad alcuni conoscenti.
Sola e spaventata
Fatma è solo una delle tante donne di origini africane che nelle ultime settimane affollano la Riviera dei Cedri. Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato la storia di Aisha, una gambiana di 33 anni incinta di sette mesi, di cui ora si sono perse le tracce. Nessuno sa come e perché siano arrivate qui. Qualcuna cerca un posto in cui dormire, qualcun’altra rifiuta acqua e cibo, fatto sta che nessuna vuole raccontare cosa sta accadendo. Tante fingono di non conoscere la lingua. Lo ha fatto anche Fatma, quando è stata rintracciata e fermata dai carabinieri di Lagonegro, su segnalazione dei colleghi di Scalea.
E’ stata trovata in condizioni drammatiche, molto magra, ed era così stanca e provata che aveva appena un filo di voce, ma è stata subito affidata alle cure dei sanitari del 118. Poco più tardi, don Franco Laurito, direttore del dormitorio “La Casa di Rut, che ha sede nella città dell’isola Dino, l’ha presa in consegna insieme ai suoi volontari. Fatma ha mangiato, si è riposata, ma poi ha subito manifestato la volontà di andare via di nuovo, lontano da tutto e da tutti. Nessuno ha potuto trattenerla e dopo un po’ ha ripreso il suo cammino in solitaria, passando nuovamente la notte fuori, al freddo.
La voglia di scappare
All’alba di ieri mattina gli automobilisti della ss18 l’hanno vista di nuovo camminare pericolosamente sulla carreggiata. I militari, stavolta quelli della stazione di Praia, l’hanno trovata e riportata nel piazzale della struttura diretta da don Franco Laurito. Ma una volta qui, la ragazza ha cominciato una singolare “protesta”. Ha rifiutato latte e cibo, ha smesso di parlare e di rispondere alla domande, ha rifiutato persino di sedere su una sedia ed è rimasta a terra. Ma ha fatto capire, in modo inequivocabile, che in quella struttura non ci voleva tornare. Lei voleva solo proseguire il suo viaggio. A quel punto, si è resa necessaria la chiamata all’ambasciata somala in Italia. Solo in quel momento si è capito che la ragazza si stava dirigendo verso il nord, percorrendo le strade principali, perché voleva allontanarsi dalla Calabria il più possibile. Di Fatma si sa che ha soggiornato in uno Sprar a Crotone, poi più nulla, chi sia, da dove arrivi, che cosa ci faccia qui e come stia sopravvivendo al destino avverso.
Il lieto fine
A convincerla ad accettare gli aiuti c’era anche Franca Parise, presidente dell’associazione “Teniamoci per mano“, che si occupa da quindici anni di disabilità e accoglienza sul territorio. Solo dopo ore di tentativi e domande andate a vuoto, la ragazza ha chiesto di essere portata in un posto preciso, spiegando che lì si trovano alcuni suoi conoscenti. Messa in moto la lenta macchina della burocrazia, intorno alle 18 Fatma è entrata nell’auto che l’ha accompagnata nella sua nuova “casa”. Nella speranza che lì, finalmente, possa ritrovare un briciolo della serenità perduta.