L’intimidazione armata al “Castello” di Sangineto commessa dagli eredi del clan Muto alla vigilia di Ferragosto contemplava anche una lettera minatoria dallo stile terroristico: «Siamo pronti allo scontro armato»
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«Se aprite stasera saranno buttate tre granate anticarro in mezzo la folla mentre tutti ballabi e sarete tutti responsabili della morte di innocenti. Siamo pronti allo scontro armato». Sembra la minaccia di un gruppo terroristico, invece è l’avvertimento mafioso che il 14 agosto 2025, i proprietari del “Castello” di Sangineto (Cs) trovano davanti alla porta d’emergenza della discoteca che, poco prima, qualcuno aveva crivellato a colpi di pistola semiautomatica. È uno degli episodi criminali contemplati nell’inchiesta della Dda di Catanzaro sui presunti eredi del clan Muto di Cetraro, un’indagine che ha determinato oggi l’emissione di otto misure cautelari; quella per l’intimidazione al “Castello” è stata emessa nei confronti del trentacinquenne Vincenzo Bufanio.
Gli investigatori sono risaliti a lui attraverso la visione accurata dei filmati di diverse telecamere di sorveglianza. Quelle della discoteca, anzitutto, che documentano nel pomeriggio del 14 agosto, il passaggio davanti al locale notturno di una Fiat Idea con a bordo tre persone. Il passeggero sul sedile anteriore è quello che impugna la pistola e fa fuoco contro la porta; quello sul sedile anteriore, con il volto travisato da uno scaldacollo, posiziona una busta gialla sul luogo del misfatto: dentro c’è il messaggio minatorio per i proprietari.
Fin qui, l’identificazione dei responsabili è ostacolata dalla cattiva qualità delle immagini, ma l’osservazione di altri filmati consegna agli investigatori una certezza. Una telecamera nei pressi della Ss 18, a intimidazione ormai consumata, mostra infatti il transito della Fiat Idea con alla guida un uomo che, secondo i carabinieri, corrisponde alle fattezze fisiche di Bufanio.
L’accertamento, però, non si ferma qui. La Fiat Idea, infatti, risultava rubata il giorno prima a Belvedere Marittimo e sempre dalla visione dei circuiti di sorveglianza, arriva un riscontro importante. Il 13 agosto del 2025, infatti, una telecamera immortala il furto dell’auto compiuto da due giovani in sella a una moto che, dal numero di targa, risulta essere di proprietà dello stesso Bufanio. Rispetto a questi fatti – il primo più del secondo – il giudice ha ritenuto sussistente la presenza di indizi tali da giustificare l’arresto del sospettato.