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Difficile, se non impossibile, conoscere oggi quali siano i motivi che hanno portato al decesso di Giuseppe Gaetani, 50enne di Cassano Ionio, ucciso ieri sera intorno alle ore 20.30, nei pressi della sua abitazione. Si tratta, però, di un altro omicidio di mafia, il secondo in appena sei mesi, ma l’ultimo di una lunga scia di sangue, iniziata con il delitto eccellente di Leonardo Portoraro, freddato da un gruppo di fuoco davanti a un bar di Villapiana, nell’estate del 2018.
Gli investigatori inquadrano il profilo di Giuseppe Gaetani, come una persona di fiducia di Portoraro, ma non ci sarebbero incidenze particolari legate a dinamiche criminali che potrebbero “giustificare” l’omicidio. Proprio per questo motivo, i carabinieri della Compagnia di Corigliano, delegati ad indagare sul fatto di sangue, lavorano a 360 gradi, scavando nella vita di Gaetani. Si cerca di capire, infatti, che tipo di ambienti frequentasse di recente e se questo assassinio sia legato a quelli di Pietro Greco, Francesco Romano e Francesco Elia.

Al momento, dunque, ci sono tanti dubbi da sciogliere. Il primo è la modalità d’esecuzione. E’ noto che la ‘ndrangheta della fascia Jonica entri in azione con i Kalashnikov, finendo la vittima con un colpo in testa. Questa volta, invece, il killer avrebbe sparato con una pistola calibro 9, ma Giuseppe Gaetani non è morto all’istante. Il suo cuore ha smesso di battere all’ospedale di Cosenza, dove i tentativi di rianimarlo e salvargli la vita sono risultati vani. Il secondo aspetto è legato ai movimenti del killer. Ci sono possibilità che qualcuno abbia visto qualcosa? Quasi nessuna. La zona è abitata da pochissime case e ieri sera non circolava nessuno. Un aiuto dunque potrebbe arrivare dai sistemi di videosorveglianza. Ma è ancora troppo presto per dirlo.