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Tornerà in Italia o resterà in Francia? Sono giorni decisivi per Edgardo Greco, l’ex latitante cosentino arrestato lo scorso febbraio a Saint-Etienne, città in cui viveva sotto mentite spoglie lavorando come pizzaiolo. Dopo il valzer giudiziario successivo al suo arresto, con l’estradizione prima bloccata e poi concessa dalle autorità francesi, l’ultima parola spetta ora alla Cassazione, organo al quale si è rivolto il suo difensore, David Metaxas, per contrastare il provvedimento che dà il via libera al rimpatrio emesso dalla Corte d’appello di Lione.
In un’intervista apparsa ieri sul quotidiano Le progres, l’avvocato di Greco sostiene di aver presentato una corposa memoria all’attenzione dei giudici e si dice «fiducioso» per l’esito del ricorso. L’udienza dovrebbe tenersi di qui a breve, ma nel frattempo Metaxas ha ribadito un suo punto di vista già esplicitato lo scorso 27 aprile, epoca in cui assunse la difesa di Greco: «Se torna in Italia è un uomo morto» ha spiegato a Le progres.
Esagerazioni mediatiche a parte, Edgardo Greco, oggi 64enne, era latitante fin dal 2006, epoca in cui venne arrestato per il duplice omicidio dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo (1991), vicenda per cui in seguito sarà condannato all’ergastolo. Già affiliato del clan Perna-Pranno, vanta anche trascorsi da collaboratore di giustizia. In Francia, si faceva chiamare Paolo Dimitrio.