Definita la pena anche per il boss Francesco Mancuso di Limbadi. Il processo per altri 41 imputati riprenderà ad ottobre
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Sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro per 8 imputati del processo Petrol Mafie che avevano in precedenza avanzato richiesta di concordato di pena. Questo il verdetto dei giudici di secondo grado: 6 anni, 9 mesi e 10 giorni per Francesco Mancuso, (cl ’57), di Limbadi, detto “Tabacco” (condannato in primo grado a 10 anni e 2 mesi); 3 anni e 6 mesi per Nicola Amato (cl 1975), di Catania (condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi); 8 anni per Alberto Coppola (classe 1977), di Napoli (condannato in primo grado a 9 anni e 10 mesi); 3 anni per Roberta Coppola (cl 1998), di Torre del Greco (condannato a 4 anni e 4 mesi); un anno e 2 mesi Sergio Leonardi (classe 1978), di Catania, quale aumento in continuazione ad altra pena inflitta a Catania per un totale complessivo di 6 anni e 8 mesi (condannato a 8 anni e 10 mesi in primo grado); 3 anni per Giulio Mitidieri, (cl 1952), di Marsicovetere (Pz, condannato in primo grado a 5 anni e un mese); 2 anni e 10 mesi per Damiano Sciuto, (1989), di Catania (condannato in primo grado a 4 anni e 5 mesi); un anno e 8 mesi per Gennaro Visese, (classe 1977), di Napoli (condannato in primo grado a 2 anni).
Il boss Francesco Mancuso è stato altresì condannato alla rifusione delle spese in favore delle parti civili rappresentate dai Comuni di Limbadi, Vibo Valentia e Sant’Onofrio liquidate in 800,00 euro, oltre alle spese generali nella misura del 15% ciascuna.
Le accuse
L’attività investigativa ha fatto emergere gravi indizi a carico di persone ritenute vicine alla mafia che, grazie alla collaborazione di imprenditori e gestori di attività economiche ubicate in Sicilia, avrebbero costituito, organizzato e diretto un’associazione per delinquere, con base a Vibo Valentia, finalizzata alla evasione dell’Iva e delle accise su prodotti petroliferi. A tale filone d’indagine si sono poi uniti i presunti condizionamenti sulla Provincia di Vibo, dalle elezioni del 2018 agli appalti.
Il sistema di frode consisteva nell’importazione dall’Est-Europa di prodotti petroliferi artefatti (miscele) e oli lubrificanti, successivamente immessi in commercio come gasolio per autotrazione, con conseguenti cospicui guadagni dovuti al differente livello di imposizione. I prodotti venivano, quindi, trasportati, con documentazione di accompagnamento falsa, presso i siti di stoccaggio nella disponibilità dell’associazione, ubicati a Maierato e Santa Venerina, pronti per essere immessi sul mercato. Per tutti gli altri 41 imputati, il processo d’appello continuerà nel mese di ottobre.
Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Giosuè Monardo, Paride Scinica, Francesco Calabrese, Stefano Luciano, Francesco Manti, Diego Brancia, Enzo Gennaro, Giuseppe Di Renzo, Antonio Porcelli, Giovanni Vecchio, Guido Contestabile, Sergio Rotundo, Francesco Muzzopappa, Maria Teresa Battaglia, Nicola Cantafora, Vincenzo D’Ascola, Vincenzo Belvedere, Armando Veneto, Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Tiziana Barillaro, Francesco Lione, Daniela Garisto, Angelo Calzone, Giovambattista Puteri, Alfredo Mercatante, Vincenzo Ioppoli, Luigi Latino, Eugenio Minniti, Wanda Bitonte, Giuseppe Torchia, Salvatore Sorbilli, Tiziano Saporito, Alessandro Parisi, Alessandro Diddi, Vincenzo Gennaro, Mario Murone, Antonio Ingroia, Marco Tullio Martino, Salvatore De Bonadies, Giuseppe Monteleone, Ornella Valenti, Francesco Giuseppe Finocchiaro, Marco Esposito, Gianfranco Giunta, Francesco Carioti, Pietro Scarvaglieri, Pietro Dell’Anno, Roberta Castorina, Eduardo Izzo, Giuseppe Toraldo, Tommaso Poli, Salvino Mondello, Teresa Terracciano, Giuseppe Mussari, Gianluca Tognozzi, Edoardo Martinelli, Maurizio Veneziano, Alessandro Santangelo, Francesca Toscano, Francesco Passanisi, Barbara Ronsivalle, Stefania Sesto, Antonino Autilio, Riccardo Caramello, Francesco Signati, Adriana Bartolo, Salvatore Liotta, Saverio Loiero, Vitale Giambruno, Michele Rullo, Mario Lo Schiavo, Salvatore Giunone, Tiziana De Masi, Matteo Timperi.