Crosia oggi vive una delle giornate più dure della sua storia recente. Alle 18, nella chiesa di San Francesco d’Assisi in contrada Sorrenti, saranno celebrati i funerali di Giovanni Iacoi, giovane la cui vita è stata spezzata improvvisamente lungo la famigerata Statale 106. Dalle 17, e fino al termine della cerimonia, il Comune ha proclamato il lutto cittadino: serrande abbassate, bandiere a mezz’asta e un silenzio carico di dolore collettivo. Non è solo il saluto a un ragazzo, ma anche l’ennesima ferita che la strada della morte ha inflitto a un territorio che da decenni attende risposte.

La “strada della morte”

Proclamato il lutto cittadino a Crosia, in provincia di Cosenza, in occasione delle esequie di Giovanni Iacoi, 21 anni appena, ultima vittima della Statale 106, la strada della morte, deceduto in seguito ad un impatto frontale che non gli ha lasciato scampo. È la 18esima persona a perdere la vita sulla strada ionica dall’inizio del 2025.

La Statale 106 Jonica è da anni etichettata così: una lunga sequenza di chilometri che attraversa la Calabria ionica e che porta con sé un numero impressionante di croci sul ciglio della carreggiata. Dal 1996 a oggi, l’associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” ha contato oltre 700 vittime soltanto nel tratto calabrese. Nel decennio 2013-2023, i morti sono stati 205. Un bilancio che, più che una statistica, è un grido di dolore che si rinnova.

Numeri che fanno paura

I dati parlano chiaro. Nel 2023, secondo l’ISTAT, in Calabria sono morte 109 persone in incidenti stradali, con un aumento rispetto all’anno precedente. La Statale 106 si conferma l’arteria più pericolosa della regione. Nei primi mesi del 2024 la media era già di un morto ogni 9 giorni: 13 vittime a maggio, 20 ad agosto. Nel 2025 il bilancio provvisorio conta 18 morti e centinaia di feriti. La curva è sempre la stessa, costante, implacabile.

Un tratto ignorato

Il segmento Rossano-Crotone, tra i più pericolosi, non è mai stato considerato emergenza né dall’Anas né dalle classi politiche che negli anni si sono alternate. Una condizione che alimenta la rabbia di cittadini e associazioni. Perché su quel nastro d’asfalto, oltre alle vittime, resta la percezione di un abbandono istituzionale. Ogni volta che si consuma una tragedia, si accendono i riflettori; poi, calato il clamore, tornano silenzio e immobilismo.

Il peso della politica

Non poteva mancare, anche in piena campagna elettorale, il rimbalzo politico. La 106 diventa terreno di scontro, tema da spendere nei comizi, promessa da rilanciare. Ma la comunità osserva con scetticismo. In tanti ricordano che gli annunci si ripetono, le inaugurazioni di progetti si rincorrono, ma le ruspe non arrivano mai. La 106 rimane la stessa, con le sue curve pericolose, i tratti senza spartitraffico, gli incroci insidiosi.