Massimo Imbrogno, imputato nel processo “Overture“, rimane in carcere. Lo ha deciso la sesta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione. Il difensore di Massimo Imbrogno, l’avvocato Giovanni Cadavero del foro di Cosenza, aveva proposto ricorso avverso l’ordinanza emessa dal Tribunale di Catanzaro con la quale era stato rigettato l’appello proposto avverso il provvedimento di rigetto dell’istanza di dichiarazione di inefficacia della misura cautelare conseguente al ritardato deposito della motivazione da parte del Tribunale del riesame.

L’avvocato Giovanni Cadavero, nell’udienza del 19 ottobre 2022, aveva dedotto vizi di violazione di legge e di motivazione in quanto, richiamando giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, il termine per il deposito della motivazione deve essere calcolato dalla data della deliberazione in camera di consiglio (nel caso in esame la decisione era stata assunta all’udienza del 14 luglio 2020 con prosecuzione della camera di consiglio al 15 luglio successivo), e non dalla data del deposito del dispositivo, avvenuto il successivo 18 luglio, cosicché alla data di deposito dell’ordinanza (31 agosto 2020) era ormai decorso il termine di quarantacinque giorni indicato del Tribunale.

Le motivazioni della Cassazione

Secondo l’orientamento maggioritario della Cassazione, «in materia di impugnazione di misure cautelari personali, il termine per il deposito dell’ordinanza del tribunale del riesame – il cui mancato rispetto determina la perdita di efficacia dell’ordinanza applicativa della misura coercitiva – decorre dalla data del deposito del dispositivo e non dalla eventuale diversa data della camera di consiglio. Si afferma, infatti, che solo con il deposito della decisione la stessa può considerarsi esistente e produttiva di effetti giuridicamente apprezzabili» si legge nelle motivazioni.

«La data del provvedimento» nei confronti di Massimo Imbrogno «da cui decorrono gli effetti giuridici, non è, dunque, quella apposta dal magistrato, bensì quella del deposito, attraverso il quale l’ausiliario cui il magistrato affida l’atto, lo completa con l’attestazione dell’avvenuto adempimento, “sottraendolo alla disponibilità interna dell’ufficio che lo ha emesso, e conferendo ad esso rilevanza esterna intersoggettiva”».

Infine, evidenziano i giudici, «l’ordinanza impugnata ha fatto buon governo delle coordinate ermeneutiche dell’orientamento condiviso dal Collegio e, considerato che il dispositivo è stato depositato il 18 luglio 2020, ha escluso che alla data del deposito dell’ordinanza (31 agosto 2020) fosse decorso il termine di 45 giorni indicato per il deposito della motivazione».

Massimo Imbrogno, alias “Canaletta“, si trova imputato nel processo “Overture“, l’inchiesta della Dda di Catanzaro contro una presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico che, a dire degli inquirenti, sarebbe stata organizzata e diretta da Alfonsino Falbo.

Sulla medesima questione, tuttavia, è stato presentato un nuovo ricorso pendente davanti al tribunale di Catanzaro e si attende lo scioglimento della riserva.