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Se si ha un attacco di cuore e si chiama un’ambulanza, è bizzarro chiedere che una volta a casa faccia dietrofront sotto la minaccia di chiamare la polizia. Eppure in Calabria è accaduto qualcosa di simile.
Il presidente ff Nino Spirlì, da ieri promette battaglia su tutti i fronti (soprattutto televisivi) per impugnare il decreto che tinge di rosso la regione.
Perché noi sì e la Campania no?
Rispetto ad altri territori, abbiamo un numero basso di contagi. Dunque perché includerci tra le Zone rosse ed escludere, per esempio, la Campania anche se ha molti più malati?
I motivi sono diversi, primo fra tutti il famoso indice Rt (in Campania è di 1,3), poi nell’ordine: in Calabria non è stato stilato un piano operativo che avrebbe permesso di sfruttare per tempo i fondi stanziati col decreto di maggio per l’adeguamento ospedaliero e l’assunzione di personale, per finire il sistema di tracciamento dei contatti è saltato del tutto.
Dunque il nostro sistema è stato valutato fragilissimo. Considerando i contagi in crescita (nel periodo di riferimento) ecco che la Zona rossa è servita.
La Regione una settimana fa segnala il rischio
A questi dati si aggiunge che è stata la stessa Regione Calabria a dipingere il quadro epidemiologico a tinte fosche (questo prima di lanciarsi in interpretazioni creative sul concetto di terapia intensiva con o senza palloncino).
Nell’ordinanza regionale n.83 del 30 ottobre (sei giorni fa), i toni da parte del presidente ff, erano tutt’altro che ottimisti. Leggiamo cosa scriveva Spirlì nel documento che porta la sua firma e quella del soggetto attuatore dell’emergenza Covid Antonio Belcastro: «…l’andamento epidemiologico regionale registra un trend in netta crescita in tutti i territori provinciali che, nel periodo 15-28 ottobre 2020 ha raggiunto un valore pari a 100,25 nuovi casi confermati per 100.000 abitanti; il valore in aumento di tale variabile superiore a 60, è tra i criteri di allerta individuati dall’ECDC e risulta essere quasi decuplicato rispetto al periodo di settembre (…) l’incremento dei soggetti ricoverati e isolati a domicilio, dal 24 settembre, risulta superiore al 75% e si deve registrare che l’indice Rt medio a 14 giorni è passato dal valore di 1,29 (1-14 ottobre) al valore di 1,66 (7-21 ottobre)».
Insomma non proprio rose e fiori, piuttosto un allarme piuttosto serio che ha visto la Calabria attraversare la linea di un Rt medio di 1,66.

Secondo i parametri indicati dall’Iss, questo ci porterebbe dritti nello scenario 4 denominato: Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario. Un livello così alto per 3 settimane consecutive comporterebbe una situazione non più gestibile (così si legge in un report dell’Iss) considerando i mezzi e gli uomini che la Calabria ha a disposizione in questo momento.

Chiamate un’ambulanza…
Una settimana prima dell’ordinanza n.83, che la situazione stava prendendo una brutta piega, già era chiaro. Tanto che Spirlì il 23 ottobre firma l’ordinanza che riguarda il famoso coprifuoco da mezzanotte alle cinque, Dad per le superiori, restrizioni per l’accesso agli ambulatori. Ma non basta. Segue un’altra ordinanza che riguarda i Comuni identificati come “zona rossa” di Giffone (RC), Caccuri (KR), i Comuni di identificati come “zona arancione” di Mangone Rovito, Spezzano della Sila e Zumpano (CS), Anoia, Rosarno e Taurianova (RC) nel disperato tentativo di mettere una pezza in un canotto bucato da più parti.
Proprio all’interno di questo documento si trova il punto sui dati poi trasmessi al Ministero che incrociando i rilievi partiti dalla stessa Regione, con i 21 parametri ha deciso di includere la Calabria nelle Zone Rosse.

Tornate indietro!
«I nostri contagi non giustificano quella misura così estrema – da detto ieri il presidente ff -. La chiusura non solo è ingiustificata, ma non si motiva neppure secondo i 21 parametri che il governo ha individuato» ha detto Spirlì, lo stesso Spirlì che nell’ordinanza parla di decuplicazione del valore di riferimento e di andamento epidemiologico in netta crescita in tutti i territori.
Insomma, è allarme e non è allarme, nello stesso momento. Se non si parlasse di sanità sembrerebbe una lezione di meccanica quantistica.