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Una delle vicende trattate nel processo abbreviato di “Reset” è la tentata estorsione con l’aggravante mafiosa contestata a Fiore Bevilacqua, alias “Mano Mozza”, ritenuto dalla Dda di Catanzaro uno dei presunti esponenti della confederazione mafiosa capeggiata dal boss di Francesco Patitucci.
Il fatto, secondo quanto emerge dagli atti di “Reset“, si sarebbe verificato il 13 marzo 2019, allorquando la persona offesa sarebbe stata contattata dall’imputato, presunto partecipe del clan degli “zingari” di Cosenza, per avere indietro la sua auto. Il furto, tuttavia, sarebbe avvenuto il 9 marzo 2019 durante il match del campionato di serie B tra Cosenza e Brescia, giocatosi al “San Vito-Marulla“, vinto poi dalle Rondinelle per tre reti a due, una delle partite più belle di quella stagione, sotto la guida del tecnico Piero Braglia.
Un uomo di Cosenza, al termine della partita, si accorge che il suo veicolo non era nel posto in cui l’aveva parcheggiato. Nel capo d’imputazione, oltre alle minacce riferite da Bevilacqua alla parte offesa, viene indicata anche la somma di mille e 500 euro che l’imputato avrebbe preteso per consegnare l’auto al soggetto originario di Cosenza. Il tutto è stato argomento di discussione da parte del pm Vito Valerio, nel terzo giorno dedicato alla requisitoria della pubblica accusa.
Tentata estorsione dopo Cosenza-Brescia, parla la Dda
Il magistrato antimafia in udienza ha spiegato che la vittima «non ha denunciato il fatto» dichiarando «alla Polizia Giudiziaria nell’immediatezza dei fatti di aver ritrovato sostanzialmente da solo il veicolo, ma le intercettazioni che erano in corso su Fiore Bevilacqua in quel periodo danno contezza di come realmente sia andata la vicenda e l’intermediazione di Fiore Bevilacqua per il recupero di questa autovettura dietro il corrispettivo di mille e 500 euro, che nelle intercettazioni continua a pretendere» dalla persona offesa.
«Si capisce – ha aggiunto il pm Vito Valerio – dal compendio delle intercettazioni che Fiore Bevilacqua sia stato intermediario anche per conto di qualcun altro, del quale però non si è raggiunti ad una compiuta individuazione e identificazione, ma il ruolo di Fiore Bevilacqua emerge in maniera assolutamente evidente. È importante non solo ascrivere questo reato fine a Fiore Bevilacqua, ma questa vicenda e il suo interessamento nelle modalità e nei tempi da questa vicenda di “cavallo di ritorno” dà assolutamente la riprova di quello che è il suo contributo causale all’associazione, perché la vicenda dei cavalli di ritorno è una vicenda sintomatica di una modalità tipica della criminalità organizzata, quindi di interessarsi quantomeno nella fase successiva al furto per consentire alle vittime di furto di ritrovare l’autovettura con l’intermediazione di soggetti vicini alla criminalità organizzata, intranei alla criminalità organizzata, che attingono ad un bacino di informazioni illecite e privilegiate e sono in grado di aderire ad una richiesta della persona offesa di rientrare in possesso del bene sottratto. Ed è una vicenda specchietto di questo spaccato della realtà criminale nella quale Fiore Bevilacqua si inserisce a piene mani e con una capacità di movimento e di relazione assolutamente in linea con la sua posizione di partecipe nella compagine associativa».