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Oggi a Rende si è svolto un sit-in organizzato dagli attivisti dello spazio autogestito Sparrow davanti alla sede del Comune. La manifestazione, che ha raccolto circa un centinaio di partecipanti, è stata pacifica e monitorata a distanza dalle forze dell’ordine. Gli attivisti hanno espresso il loro dissenso nei confronti della decisione dei commissari straordinari del Comune di destinare gli spazi precedentemente occupati dallo Sparrow all’Istituto Comprensivo Commenda. Durante il presidio, i manifestanti hanno chiesto alla triade composta da Santi Giuffrè, Rosa Correale e Michele Albertini, di rivedere la propria scelta e di ripristinare la destinazione originaria degli spazi.
Nel corso della giornata, i commissari hanno deciso di incontrare una rappresentanza degli attivisti per discutere la questione. Tuttavia, dal colloquio è emerso che l’assegnazione degli spazi è ormai definitiva e che non sarà possibile tornare indietro. Nonostante ciò, i manifestanti confidano che una soluzione alternativa potrebbe essere individuata a breve termine.
Gli attivisti dello Sparrow, delusi dall’esito dell’incontro, hanno sottolineato l’importanza del loro spazio autogestito come luogo di aggregazione e di iniziative culturali per la comunità. Rimane quindi da vedere se ci sarà effettivamente la proposta alternativa che il Comune metterà eventualmente in campo per rispondere alle loro esigenze.
A tal proposito, da segnalare anche l’intervento dell’ex assessore di Rende, Lisa Sorrentino. «Come ex assessora del comune di Rende con delega ai beni comuni, non posso che esprimere profonda e indignata preoccupazione per le recenti decisioni che stanno colpendo il tessuto sociale e culturale del nostro Comune. La chiusura di Spa Arrow, esempio vivente di partecipazione attiva e fucina di iniziative socio-educative – dice – si inserisce in un quadro di scelte che paiono ispirate a una logica di svilimento della socialità, della cultura, del mutualismo e della democrazia partecipata».
«Per anni, questo spazio ha rappresentato un luogo di inclusione, espressione e incontro, accogliendo cittadine e cittadini di ogni età, genere ed estrazione sociale. Grazie all’impegno di attivisti e attiviste – aggiunge – queste esperienze hanno sopperito con generosità e dedizione alle carenze istituzionali, offrendo servizi essenziali nei momenti più difficili. Oggi, con un gesto anti democratico che tradisce il senso stesso di comunità, questa esperienza viene liquidata, suscitando interrogativi non solo sul futuro delle persone coinvolte, ma anche sulla coerenza con l’impiego dei fondi PNRR, destinati a finalità culturali e sociali».
«Questa scelta – secondo Lisa Sorrentino – non è però un caso isolato. Si inserisce in un contesto più ampio di decisioni che evidenziano una grave mancanza di sensibilità verso i bisogni collettivi e che sono assunte da una gestione commissariale priva del mandato diretto delle cittadine e dei cittadini. È ancora più grave constatare come i commissari stiano ignorando il regolamento comunale sui beni comuni, un atto approvato dal Consiglio Comunale che stabilisce norme precise per la tutela e la valorizzazione di questi spazi. Disattendere tale regolamento non è soltanto una violazione formale, ma rappresenta un affronto alla volontà democraticamente espressa da un organo elettivo e alla comunità che questo regolamento intendeva proteggere».
«Decisioni di questa portata, che incidono profondamente sul tessuto sociale, non possono essere prese senza un’adeguata consultazione della comunità e un serio confronto con chi vive e anima questi spazi. È impossibile non interrogarsi di fronte a:
- Lo spostamento di AUSER-Rende: Università popolare della Libera età, imposto senza considerare le difficoltà di mobilità di persone anziane e fragili, già vulnerabili;
- La cancellazione del Cinema Santa Chiara come esperienza pubblica e condivisa, lasciando il centro storico privo di un presidio culturale fondamentale e aprendo la strada alla privatizzazione;
- La perdita del finanziamento di 5 mioni di euro per il progetto Ermes pensato e dedicato alla popolazione anziana, con unità abitative e spazi comuni previsti nella sede dell’ex caserma dei Carabinieri con forme di assistenza all’avanguardia;
- La decisione di destinare i locali di Piazza Matteotti, originariamente concepiti per ospitare una biblioteca, a semplici aule, negando alla città un importante spazio di crescita culturale e di socialità.
Queste azioni, calate dall’alto e assunte senza alcun dialogo con cittadine e cittadini, mostrano un disinteresse inquietante verso anni di impegno collettivo e solidarietà».
«Umiliano il valore della partecipazione e mortificano chi ha investito tempo, energie e passione per mantenere viva la comunità, spesso supplendo con le proprie forze alle responsabilità delle istituzioni. Le esperienze di autogestione – aggiunge ancora – non sono semplici luoghi fisici, ma il cuore pulsante di una comunità inclusiva e solidale, capace di costruire cultura e socialità dal basso. Ignorarle significa tradire il principio dei beni comuni, disperdere un patrimonio collettivo e rinnegare il mandato di custodire e promuovere il bene pubblico».
«È necessario – conclude Sorrentino – che si restituisca immediatamente centralità al dialogo con collettivi e associazioni che hanno reso questi spazi luoghi di vita e partecipazione. I commissari non possono continuare a ignorare la volontà della comunità e gli strumenti normativi che ne tutelano i diritti. Serve un’assunzione di responsabilità che miri a preservare e valorizzare, non a smantellare, ciò che tiene unite le nostre comunità: il senso di appartenenza, la cooperazione e il rispetto per il bene comune».