Il Tar della Calabria ha rigettato la richiesta di sospensiva avanzata dalla società Rende Calcio avverso la delibera della terna commissariale che revocava la concessione dello stadio comunale “Marco Lorenzon” alla società rappresentata dall’imprenditore Fabio Coscarella.

Affidamento dello stadio Lorenzon di Rende precedente all’era Manna

Tutto nasce da una delibera del 16 aprile scorso della terna commissariale, la numero 74 per l’esattezza, con cui la concessione dello stadio di Rende veniva immediatamente revocata sulla base dell’articolo 145 del Tuel. In sintesi l’articolo prevede che eventuali concessioni possono essere revocate d’autorità in qualsiasi momento qualora ravvisi situazioni di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso connesse all’aggiudicazione di appalti di opere o di lavori pubblici o di pubbliche forniture ovvero l’affidamento di servizi pubblici locali. Il Lorenzon era stato concesso alla società del Rende dall’allora amministrazione Manna. In realtà l’affidamento è precedente ed era stato confermato nel 2014 anche dal commissario prefettizio, Maurizio Valiante, subentrato dopo le dimissioni dell’allora sindaco Vittorio Cavalcanti. Se allora però la concessione era su base annuale, l’amministrazione Manna decise di prolungarla per un periodo di nove anni, prorogabili di altri nove.

Le ombre

Secondo i commissari quell’atto presentava più di un’ombra e l’ordinanza del 5 giugno scorso del Tar gli dà ragione. Nell’ordinanza, infatti, si richiamano tutti gli atti che hanno portato allo scioglimento del Comune di Rende. In particolare viene richiamata la parte della relazione della Commissione di indagine che registra il coinvolgimento di Coscarella nell’operazione Coffee Break, condotta nel 2009, che ha coinvolto l’organizzazione criminale legata al clan Muto unitamente a imprenditori e professionisti.

Indagato? No, processato e assolto

La Commissione straordinaria richiamando altra parte della relazione prefettizia, per motivare la revoca della concessione, osserva che il legale rappresentante della società risulta indagato nell’operazione “Coffee Break” unitamente ad altri due imprenditori, uno dei quali ritenuto contiguo al clan Muto poi risultato essere attivo sostenitore, come Coscarella, del candidato poi eletto sindaco della disciolta amministrazione comunale. Per questi motivi i giudici amministrativi ritengono corretto l’operato della terna commissariale che oggi guida Rende, nonostante gli avvocati difensori dell’imprenditore abbiano prodotto al Tar la sentenza di assoluzione di Coscarella dal processo Coffe Break che è datata 2012. Sentenza, fra l’altro, passata in giudicato visto che la stessa pubblica accusa non ha inteso presentare appello contro quel dispositivo.

D’altronde anche il Tribunale di Cosenza, pronunciandosi a favore della candidabilità dell’ex sindaco Marcello Manna, sottolineava come «con riferimento alla gestione dello stadio comunale Lorenzon, non emerge, prova di un comportamento specifico di Manna, doloso o quantomeno colposo, diretto a favorire un privato a scapito dell’interesse pubblico: al di là, infatti, della mancanza di riscontri circa la contiguità alla criminalità organizzata di Fabio Coscarella (di cui si è documentata l’assenza di condanne nell’ambito del processo Coffee Break), ci si trova di fronte ad una condotta certamente non eccentrica rispetto a principi di corretta amministrazione, posto che la gestione del locale stadio di calcio era affidata al Presidente della squadra medesima, come d’altra parte fatto in passato da precedenti amministrazioni comunali, in alcun modo contigue a Manna».

Quale futuro per il Rende calcio?

Tornando all’ordinanza dei giudici amministrativi, questi ritengono che la revoca della concessione non pregiudica l’iscrizione del Rende al campionato di Eccellenza visto che la squadra potrebbe benissimo disputare le sue partite in qualche stadio nelle vicinanze. I giudici dicono che di fronte alle due esigenze, ovvero quella di garantire la continuità nell’attività sportiva della squadra e quella di evitare gestioni connesse alla infiltrazioni della criminalità organizzata, prevale la seconda. Anche perché Coscarella non avrebbe nemmeno adempiuto ad una serie di prescrizioni amministrative.

La sentenza però lascia grande apprensione negli ambienti sportivi di Rende perché potrebbe rappresentare davvero la pietra tombale sul calcio d’oltre Campagnano. Molti tesserati della società, difatti, stanno già chiedendo e ottenendo il nulla osta per tesserarsi in altre squadre. Così come rimane incerto il futuro della scuola calcio che si trova improvvisamente senza una struttura dove esercitare quotidianamente gli allenamento.