Truffa ai danni dello Stato, falso e appropriazione indebita. Sono i reati per i quali F.S., avvocato cosentino di sessant’anni, è stato condannato a un anno e due mesi di reclusione. A suo carico c’era anche anche l’accusa suppletiva di sostituzione di persona, ma rispetto a questo capo d’imputazione, il professionista è stato assolto.

La vicenda ha origine del 2017, quando un suo cliente decide di opporsi a una cartella esattoriale ricevuta da Equitalia e si rivolge all’avvocato in questione che si fa consegnare da lui mille euro per presentare ricorso. Quei soldi servono in buona parte al pagamento di un contributo unificato dal quale, però, sono esentati i cittadini con un reddito inferiore a trentunomila euro anni. E cosa fa l’avvocato? Presenta un’autocertificazione, con la firma falsa del suo assistito, in cui si attesta che le entrate di quest’ultimo sono inferiori a quella cifra.

L’inganno viene scoperto perché il cliente perde la causa e per proporre appello, il suo legale gli chiede altri mille euro che però finiranno direttamente nelle sue tasche. L’atto d’appello, infatti, non sarà mai presentato. Rispetto a queste contestazioni, il giudice ha ritenuto che vi fosse una responsabilità evidente dell’imputato, che dal canto suo ha tentato, attraverso il proprio difensore, di mettere in dubbio la credibilità della parte offesa, senza però riuscirvi. Il risultato è che, oltre alla condanna, dovrà risarcire il suo ex cliente con cinquemila euro (duemila di provvisionale e il resto per spese di giustizia) oltre ai danni che saranno quantificati in altra sede.