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Eppur si muove il settore vitivinicolo calabrese. Sulla qualità come ha detto il direttore generale dell’Arsac Bruno Maiolo non ci son dubbi. Le produzioni calabresi stanno crescendo in qualità e quantità e si stanno facendo apprezzare sempre di più sui mercati. Molto altro e molto meglio si potrebbe invece fare sulla promozione affidata alle solite fiere o iniziative estemporanee ma senza una pianificazione di lungo periodo. La prova è data dalla presentazione, a Palazzo Arnone a Cosenza, del libro “Il magliocco un antico vitigno autoctono calabrese” per i tipi della Pellegrini editore. Un libro che ha avuto una gestazione di due anni, coordinato dal presidente dell’Accademia del Magliocco, Maurizio Rodighiero. Si tratta di un’opera prima che sarà parte di una collana dedicata ai vitigni autoctoni calabresi.
Un volume che non parla solo di vino, ma molto di territorio e di storia, delle nostre tradizioni, delle nostre radici. Come ha spiegato l’autore del libro durante la presentazione, la storia ci definisce e ci prepara per il futuro. Nel caso di questo vitigno, l’autore vi scorge delle similitudini col carattere di chi vive in Calabria: caparbio, resistente, profumato, leggero. Un vitigno dalle grandi qualità, quindi, come tutto quello che si coltiva in Calabria, una terra del sole fra due mari con un appennino meraviglioso e ricchissimo di biodiversità. «Qualsiasi cosa viene coltivata qui – ha detto Rodighiero – ha una marcia in più come noi calabresi. Sono onorato di aver lavorato con queste persone per questo libro che è solo una prima tappa, una delle tante cose che l’accademia dovrà fare per fare conoscere il nostro territorio oltre il Pollino».
«Questo libro – ha spiegato invece Demetrio Stancati, presidente del Consorzio Terre di Cosenza – nasce dopo due anni di sofferenza. Tutto è nato da una chiacchierata, appunto il pomeriggio di due anni fa, fra me e Maurizio. Lui ha manifestato la volontà di mettersi in gioco, rilanciando l’Accademia del Magliocco. Il magliocco non è il fine, piuttosto il mezzo per parlare di altro. Il vino racchiude un territorio, la bottiglia diventa la cartolina delle nostre colline, di Telesio, della nostra Cattedrale. Iniziamo a mettere a posto i tasselli. Uno di questi è iscrivere i vitigni al registro nazionale vitigni autoctoni. Ne abbiamo iscritto otto».
È toccato poi ad Antonello Savaglio, membro del consiglio direttivo della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e fra gli autori del libro, ripercorrere velocemente l’excursus storico di questo vitigno che risale, come abbiamo detto, al 720 a.C. con i primi sbarchi dei greci a Sibari e che è arrivato fino a noi.
L’appello finale è stato ancora una volta dell’autore che ha elogiato questa incredibile vite che sta regalando grandi soddisfazioni alle cantine locali. «I produttori hanno addomesticato questa creatura meravigliosa che è il magliocco – ha detto – che è un po’ come un camaleonte che riesce a esprimersi al meglio a tutte le nostre latitudini. Il vitigno infatti è presente in tutta la Calabria. Il periodo fra guerra e crisi economica certamente non è dei migliori, ma il vino va impugnato come vessillo per farci riconoscere all’estero non solo in Italia. Visitiamo allora le aziende, le nostre cantine, parliamo con i nostri produttori, scoprirete storie meravigliose e colori, odori e profumi eccezionali».