La regione invecchia e si spopola: la povertà tocca il 30% delle famiglie e il 26% dei giovani è fuori da scuola e lavoro, percentuali doppie rispetto alla media nazionale
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In Calabria la spesa sociale pro capite è la più bassa d’Italia dopo la Campania. Solo 109 euro all’anno contro i 465 euro della Sardegna ed i 420 euro del Friuli Venezia Giulia. Meno soldi per l’infanzia, i minori e gli asili nido, meno soldi per il diritto alla casa, per il sostegno delle famiglie in difficoltà e delle persone disabili, degli anziani e delle persone a rischio emarginazione. Lo dice la relazione sulla spesa sociale negli enti territoriali della Corte dei Conti. Il focus della magistratura contabile definisce il quadro della situazione analizzando i bilanci dei comuni.
Dal 2019 al 2024 emergono «squilibri territoriali nella spesa sociale pro capite, con valori bassi e strutturalmente insufficienti in vaste aree del Paese, a fronte di un bisogno sociale più accentuato». La Calabria, insieme alla Campania, alla Sicilia e alla Puglia presenta le maggiori criticità anche su questo versante. La spesa corrente, per la gestione immediata dei bisogni, prevale su quella per gli investimenti. L’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità unite ad un alto tasso di disoccupazione ed a livelli di istruzione inferiori alla media europea incidono profondamente sulla sostenibilità del sistema. La mancanza di investimenti limita la capacità di innovazione e di rafforzamento delle strutture sociali. La rete dei servizi sociosanitari e sociali e le associazioni di volontariato fanno quello che possono con ciò che hanno. Nonostante l’impegno i risultati sono molto al di sotto delle attese. Tutti guardano alle risorse. Senza le quali non si possono assicurare o gestire servizi.
C’è anche il Fondo di solidarietà comunale che lo Stato ripartisce tra i comuni e che si finanzia con una quota dei versamenti Imu, 10 miliardi e 267 milioni nel 2024. Gli enti locali hanno impegnato anche queste risorse per le spese correnti. Il Paese viaggia a più velocità. Le regioni del Sud tra il 2019 e il 2024 hanno impegnato 1,2 miliardi, contro 2,2 miliardi del Nord-Ovest, 2,1 miliardi del Nord-est e 1,7 miliardi delle regioni del Centro. Queste disomogeneità, specifica la Corte dei Conti, compromettono l’equità e l’uniformità dei diritti sociali, rendendo necessari sia un riequilibrio nella distribuzione delle risorse, che l’effettiva erogazione di standard minimi omogenei di prestazioni su tutto il territorio nazionale.
La Corte dei Conti evidenzia che nonostante un modesto miglioramento, resta molto grave la condizione delle famiglie a rischio povertà. I livelli percentuali registrati in Calabria, rispetto alla popolazione residente, sono tra i peggiori d’Italia e d’Europa. La Calabria invecchia e si spopola. Aumenta il tasso di disoccupazione, la povertà tocca il 30% delle famiglie e tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni aumenta il numero di coloro i quali, complici, livelli di istruzione bassi ed insufficienti, non hanno un lavoro, non lo ricercano attivamente o che non sono inseriti all’interno di percorsi di istruzione o di formazione professionale. La Calabria è al 26,2%, seguita dalla Sicilia, con il 25,7% e dalla Campania con il 24,9%. Più del doppio della media nazionale che è al 12,1% e della media europea che tocca il 9,8%. Mancano speranza e prospettive. Un dramma che mette a rischio il futuro sociale ed economico della regione.