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Una collaborazione obbligata fra gli Atenei italiani e i servizi segreti. Sembra un’immagine distopica, ma il DDL Sicurezza prevede proprio questo. Nell’Articolo 31 del Decreto di Legge del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, si cambiano i termini della collaborazione fra le Università e le agenzie di sicurezza nazionali. Se prima c’era una convenzione facoltativa e su base volontaria, con il DDL sicurezza la collaborazione diventerà obbligatoria.
DDL Sicurezza e Università, cosa cambia?
Ma cosa cambia con il nuovo DDL Sicurezza nel rapporto fra servizi segreti e Università? Nella sua formulazione attuale, l’articolo 13 della legge n. 124 del 2007 consente al Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, all’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna e all’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna di interagire con le pubbliche amministrazioni e altri enti. Questa collaborazione è attualmente facoltativa e basata su convenzioni volontarie. Con l’introduzione dell’Articolo 31 previsto appunto nel DDL Sicurezza, la collaborazione diventa obbligatoria per le pubbliche amministrazioni. Non solo, perché sono coinvolte anche le società a partecipazione o controllo pubblico e i soggetti che erogano servizi di pubblica utilità. Inoltre, il DIS, l’AISE e l’AISI possono stipulare convenzioni con università ed enti di ricerca per definire le modalità di collaborazione e assistenza. Tali convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni anche in deroga alle normative vigenti in materia di riservatezza.
Le reazioni del mondo accademico e politico
Una levata di scudi è arrivata piena dal mondo accademico. In un’intervista rilasciata al quotidiano “La Nazione”, il rettore dell’Università di Pisa è stato molto chiaro. «Se l’obiettivo è segnalare studenti o professori perché dicono che nel mondo alcune guerre causano stragi, segnalate anche i rettori. A partire da me». Queste le dichiarazioni di Riccardo Zupi, numero uno dell’Ateneo pisano. Parole su DDL Sicurezza e Università molto precise. A fargli eco Alessandra Nardini, assessora all’istruzione della Regione Toscana. «Il rischio – ha detto, sempre a La Nazione – è quello di un controllo tipico dei regimi autoritari». A questo, si aggiungono alcune manifestazioni di studenti che scenderanno in piazza per protestare.