A Milano l’addio alla grande interprete: tra musica, commozione e la toccante esibizione di Paolo Fresu
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Un lungo applauso ha accompagnato l’uscita del feretro di Ornella Vanoni dalla chiesa di San Marco, a Milano, dove oggi – lunedì 24 novembre – si sono celebrati i funerali della signora della canzone italiana, scomparsa venerdì a 91 anni. La cerimonia, iniziata alle 14.45 e officiata da don Luigi Garbini, ha riunito istituzioni, artisti e amici che hanno voluto rendere omaggio a una delle voci più iconiche del Paese.
Nelle prime file erano presenti il cantautore Ron, il sindaco Giuseppe Sala, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il sottosegretario Gianmarco Mazzi, Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, Mara Maionchi, Dori Ghezzi, Roberto Vecchioni, Gianna Nannini, Iva Zanicchi, l’assessore Tommaso Sacchi, il ministro Anna Maria Bernini e i vertici istituzionali milanesi. Una platea trasversale che testimonia quanto la Vanoni abbia segnato generazioni e mondi diversi.
Il momento più intenso della celebrazione è arrivato quando Paolo Fresu, apparso dal fondo della navata, ha iniziato a suonare le note de L’appuntamento, avvicinandosi lentamente alla bara e sfiorandola con la mano. Poi un accenno di Senza fine, quasi un dialogo musicale con l’amica di sempre. Era stata la stessa Vanoni a chiedergli di suonare ai suoi funerali, e Fresu ha mantenuto quella promessa con un’emozione evidente.
A Roma, durante la presentazione del suo nuovo album, Sergio Cammariere ha voluto ricordarla così: «La sua voce era unica. Mina è la più grande, ma le sensazioni che dava Ornella erano irripetibili. Ci ha regalato perle che resteranno per sempre». Il cantautore ha raccontato la nascita del brano L’Azzurro Immenso, scritto per lei e poi inciso insieme a Gino Paoli, e ha condiviso un episodio che restituisce tutta la libertà della Vanoni: «Al Teatro Dal Verme salì sul palco senza avvisare nessuno e iniziò Senza fine in una tonalità altissima. Gino fermò tutto: “Cambiamo tonalità”. E andò così».

