Sono 26 le persone indagate per gli insulti sessisti rivolti a Cristina Seymandi, l’imprenditrice torinese finita al centro dell’attenzione mediatica dopo la rottura con il banchiere Massimo Segre, resa pubblica in un video che fece il giro del web. Lo riporta La Stampa, spiegando che si tratta per lo più di uomini (24 su 26), tutti italiani, molti dei quali con un’istruzione superiore o universitaria, e una vita apparentemente irreprensibile: tra gli indagati compaiono un poliziotto, un insegnante, un volontario della Croce Rossa e perfino un sindacalista.

L’accusa: diffamazione aggravata dall’odio di genere

La gip di Torino Lucia Minutella, che sei mesi fa aveva respinto la richiesta di archiviazione del pm Roberto Furlan, ha definito i sospetti come “odiatori sessisti”, ordinando alla Procura di procedere con l’identificazione degli autori degli insulti. Seymandi è parte offesa in un procedimento che ipotizza il reato di diffamazione aggravata dall’odio e dalla discriminazione di genere.

Indagini in tutta Italia

Le indagini sono state condotte dalla Polizia Postale del Piemonte e Valle d’Aosta, che ha rintracciato i 26 profili responsabili dei commenti d’odio, molti dei quali localizzati fuori dal Piemonte. Per 19 di loro gli atti sono già stati trasmessi alle Procure competenti nei territori di residenza.

Un decreto penale di condanna a Napoli

Uno dei casi più avanzati è quello di un editore, fondatore di una casa editrice e dottore in storia medievale, per cui la Procura di Napoli ha già emesso un decreto penale di condanna. Tra gli altri profili identificati c’è anche un giovane appassionato di trap di Milano, il più giovane tra gli indagati, e un sindacalista romano.