«Ho 15 anni, non ho assorbenti a casa e mamma mi dice di usare una vecchia maglietta. Mi vergogno, non sono andata a scuola». Oppure: «Sono a lavoro, il ciclo è doloroso e il bagno è sporco: vorrei restare a casa». Due testimonianze, raccolte da Leggo.it in un interessante approfondimento sull’argomento tanto caro alle donne, che raccontano senza filtri cosa significa vivere il ciclo in condizioni di disagio.

Secondo i dati raccolti da WeWorld nel 2023, in Italia circa una donna su sei soffre di povertà mestruale: non ha accesso ad assorbenti, farmaci o spazi sicuri dove gestire la propria igiene.

Quando il ciclo diventa un lusso

La ricerca, realizzata insieme a Ipsos su 1.400 persone, ha evidenziato che molte donne sono costrette a sostituire gli assorbenti con carta igienica, stracci o materiali di fortuna. Numeri probabilmente sottostimati, perché lo stigma sul tema rende difficile misurare il fenomeno.

Ma il problema non riguarda solo i prodotti igienici. «È anche l’impossibilità di usufruire di posti sicuri per cambiarsi o lavarsi, di acquistare farmaci per i dolori mestruali, di vivere con dignità», spiega Valentina Lucia Ferrara, presidente dell’associazione Eva in Rosso ed educatrice mestruale. «Il ciclo è stato inserito dall’Oms come sesto segno vitale: questo avrà pure un peso!».

La tampon tax e i costi nascosti

Un ulteriore ostacolo è la tassazione. L’Iva sugli assorbenti, dopo essere stata ridotta al 10%, è tornata al 22%. «Molte famiglie non possono permettersi dispositivi sicuri. Due pacchi al mese costano circa 10 euro: e se in casa ci sono tre donne che mestruano?», sottolinea Ferrara. «Chi compra prodotti a basso costo rischia anche problemi di salute».

Un tabù culturale

Oltre all’aspetto economico, resta il peso del silenzio. «Povertà mestruale è anche mancanza di informazioni: nelle scuole parlare di ciclo è ancora un tabù», spiega l’educatrice e divulgatrice Patrizia Chumbes Vera (@chiamalemestruazioni). «Quando incontro studentesse universitarie, spesso restano sorprese: non sapevano che il nostro corpo cambia energia a seconda delle fasi del ciclo».

Iniziative e soluzioni dal basso

Nonostante le difficoltà, arrivano segnali positivi. A Roma Tre, studenti e studentesse hanno installato distributori gratuiti di assorbenti nei corridoi. A Milano, il Festival del Ciclo Mestruale ha raccolto 14mila prodotti igienici, distribuiti poi dal Progetto Arca alle giovani del municipio IX.

Anche la tecnologia offre strumenti innovativi: l’app F.L.Y. Me combina tracciamento mestruale, educazione e mappa dei dispenser gratuiti. «Vogliamo supportare chi ancora vive le mestruazioni come un problema logistico», spiega la CEO Eleonora La Monica.