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Poco dopo l’una di notte, due autobus con i vetri oscurati hanno lasciato la prigione israeliana di Ofer, in Cisgiordania, con a bordo 90 prigionieri palestinesi. Questo primo rilascio fa parte dell’accordo per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, approvato venerdì scorso ed entrato in vigore domenica 19 gennaio.
Ad attendere i prigionieri liberati, una folla festante si è radunata sulla strada di Beitunia, vicino a Ramallah, sventolando bandiere e accendendo fuochi d’artificio in un momento di grande commozione.
Chi sono i prigionieri liberati?
Tra i 90 prigionieri liberati, figurano 69 donne e 21 minori, come previsto dall’accordo che prevede la liberazione di 30 detenuti palestinesi per ogni ostaggio israeliano rilasciato. Nessun ergastolano o figura di spicco di Hamas è stato incluso in questa fase.
Khalida Jarrar, 62 anni, è tra i nomi più noti. Attivista per i diritti umani e componente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), Jarrar è stata deputata e più volte arrestata negli ultimi anni. La sua prigionia ha attirato l’attenzione internazionale, soprattutto per il divieto di partecipare al funerale della figlia Suha nel 2021.
Tra i minorenni liberati c’è Mahmoud Aliowat, 15 anni, accusato di un attacco a Gerusalemme nel 2023. Complessivamente, cinque detenuti rilasciati sono accusati di tentato omicidio, tre di omicidio e sette di aggressione.
Il contesto del cessate il fuoco
Il cessate il fuoco prevede la liberazione graduale di circa 1.900 prigionieri palestinesi da parte di Israele, mentre Hamas si impegna a rilasciare 33 ostaggi israeliani. La tregua, mediata a livello internazionale, include anche la restituzione dei corpi delle persone decedute.
L’accordo segna un momento significativo nella crisi israelo-palestinese, portando a riflettere sulle profonde implicazioni umanitarie e politiche di questa tregua, anche alla luce delle tensioni ancora forti nella regione.