Donald Trump e Vladimir Putin hanno calcato insieme il tappeto rosso, stretto mani e sorriso ai fotografi. Ma dietro la cerimonia del summit, i contenuti restano deboli. Il presidente Usa ha elogiato le relazioni con Mosca, definendo la Russia «una grande potenza, la numero due al mondo», senza però riuscire a chiudere un accordo per la pace in Ucraina.

Secondo il Wall Street Journal, «Trump ha steso il tappeto rosso per Putin e ottenuto ben poco». Anche Fox News, considerata vicina all’ex presidente, ha titolato: «Trump rifiuta il cessate il fuoco», lasciando intendere che da Mosca fosse arrivata un’offerta di tregua.

Putin chiede concessioni su Donetsk

Il Financial Times ha rivelato che Putin avrebbe chiesto a Trump il ritiro dell’Ucraina dalla regione orientale di Donetsk come condizione per fermare la guerra. In cambio, Mosca si sarebbe detta pronta a congelare il fronte altrove. Nella telefonata successiva al vertice con i leader europei, Trump avrebbe parlato di “garanzie di sicurezza dirette a Kiev”, senza però specificare la natura del sostegno.

La posizione italiana

La premier Giorgia Meloni ha commentato con cauto ottimismo: «Si apre finalmente uno spiraglio per discutere di pace. Ma solo l’Ucraina potrà trattare sulle proprie condizioni e sui propri territori». Roma, insieme ai “paesi volenterosi”, ha fissato una nuova riunione per coordinare l’azione diplomatica.

Meloni ha sottolineato che «il punto cruciale rimane quello delle garanzie di sicurezza per scongiurare nuove invasioni russe». A suo dire, Trump avrebbe fatto propria la proposta italiana di un meccanismo ispirato all’articolo 5 della Nato, una clausola di sicurezza collettiva che vincoli partner e alleati ad agire in difesa di Kiev in caso di nuovi attacchi.

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato di «un passo in avanti verso la pace», mentre Matteo Salvini ha richiamato le parole di Papa Francesco, invocando la diplomazia «al posto delle armi».

L’opposizione: «Europa marginale»

Dall’opposizione arrivano critiche e preoccupazione. Il leader M5S Giuseppe Conte denuncia “l’imbarazzante esultanza” del governo e una “strategia europea fallimentare”. Per la segretaria Pd Elly Schlein, “serve ora più che mai una voce compatta dell’Ue”, non “l’ammiccamento reverente a una trattativa bilaterale tra due autocrati”.

Per Riccardo Magi di +Europa, “il summit in Alaska doveva liberare l’Ucraina e ha liberato solo Putin sulla scena internazionale”. Carlo Calenda (Azione) parla di “scene di sottomissione adorante senza precedenti”, mentre Angelo Bonelli (Avs) mette in guardia: “La pace oggi è nelle mani di due autocrati che lavorano al riarmo, non a fermare la guerra”.

In attesa di Zelensky

Per lunedì è previsto l’arrivo di Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. Un incontro che si preannuncia cruciale, ma di cui al momento è difficile fare previsioni, con il conflitto che continua a consumare uomini e risorse sul fronte orientale.