Ambasciator non porta pena. E’ un po’ questo il senso dell’autodifesa di Pino Capalbo, sindaco di Acri, all’indomani del duro attacco mosso contro di lui da alcune sigle sindacali in merito alla stabilizzazione dei lavoratori precari del Municipio appartenenti alla Legge 15. Nidil Cgil, Felsa Cisl e UilTemp lo avevano accusato di aver cambiato idea sul percorso da intraprendere per stabilizzare questi lavoratori.

In tal senso, il sindaco avrebbe prima sposato la proposta sindacale di stabilizzarli nell’azienda Calabria verde a invarianza di spesa, ma durante l’ultima riunione svoltasi in Regione avrebbe appoggiato la proposta alternativa di costituzione di una società in house con San Giovanni in Fiore, comune alle prese con un problema analogo. Nulla di tutto ciò, secondo il diretto interessato.

Capalbo, infatti, precisa di aver convocato i lavoratori solo per informarli sull’esito della riunione e sulle due proposte emerse in quella sede. «Nulla è stato ancora deciso – scrive il sindaco acrese – e non è stata perorata alcuna prospettiva a danno di altre. Non è stato detto l’una è migliore dell’altra. Non è corretto parlare di passi indietro perché per questa amministrazione la tutela dei propri lavoratori è e rimane un obiettivo importante».

Quella della società in house, spiega Capalbo, è una soluzione di ripiego nel caso in cui la pista Calabria verde non dovesse risultare percorribile. «Ci è stato riferito che tale ipotesi è allo studio del direttore di Calabria Verde. Giuseppe Oliva, che sta verificando se sia davvero concreta la possibilità di un inquadramento dei lavoratori nel profilo idraulico-forestale, dal momento che tale assorbimento e successivo inquadramento comporta il riconoscimento non solo della retribuzione base, ma anche di ogni indennità prevista dal corrispondente Ccnl».

Nel caso in cui si optasse per il piano B, i lavoratori andrebbero a guadagnare 630 euro mensili per tre ore di lavoro quotidiane, «ma naturalmente questa posizione sarebbe solo un inizio, con possibilità poi per i Comuni man mano che avranno la capienza in termini di posti vacanti, di aumentare le ore così come è stato fatto per gli ex lsu-lpu».

Insomma, la partita è ancora apertissima secondo Capalbo, che rigettando l’etichetta di “nemico del popolo” in conclusione rivendica di aver già provveduto, in passato, alla stabilizzazione di ben 78 lavoratori. Il sindaco, però, si dice rammaricato per gli attacchi ricevuti: «Non pensavo che per poter convocare i lavoratori e riferire loro quanto riferitomi dall’assessore regionale Calabrese avrei dovuto chiedere l’autorizzazione alle organizzazioni sindacali. Rispetto il ruolo e il lavoro che stanno portando avanti al riguardo, ma non accetto strumentalizzazioni».