La coordinatrice Dora Mauro: «Gestione nel caos: porto ignorato, mercato in disordine e lavoratori lasciati soli senza certezze e senza futuro»
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«Sul porto, sulla pesca e sul mercato ittico di Corigliano-Rossano il Comune ha dimostrato incapacità totale. La città paga una gestione improvvisata, confusa e senza alcuna guida». Dora Mauro, coordinatore di FdI Corigliano-Rossano, affonda il colpo su una situazione che definisce «il risultato diretto di scelte sbagliate e di un’amministrazione che non vede, non ascolta e non interviene».
Secondo Mauro, il cuore marittimo dell’Alto Ionio è stato abbandonato. Il porto, il compartimento marittimo più grande della regione, è ridotto a un guscio vuoto a causa di una direzione comunale incapace di valorizzarlo: «Abbiamo una struttura di enorme valore, che potrebbe trainare l’economia di tutta l’area. Ma il Comune l’ha abbandonata, senza un progetto, senza un piano e senza la minima visione. Il governo nazionale e quello regionale dimostrano attenzione verso la marineria, ma il blocco nasce da un’amministrazione senza impulso: qui si pensa all’immagine e iniziative inutili, non a creare lavoro anche quando le potenzialità si rivelano imponenti. Si vive nell’improvvisazione, in attesa che arrivi qualche bando, senza un progetto maturato attraverso un vero confronto con marinerie e associazioni del settore.
La parte più grave riguarda il mercato ittico. «È l’immagine più evidente del fallimento amministrativo – incalza Mauro – un luogo che dovrebbe dare valore al pescato locale, lavora tra tante difficoltà». I pescatori confermano un quadro drammatico. Dove un tempo c’era movimento e lavoro, oggi c’è un mercato svuotato. «Gli incassi non raggiungono neppure le spese di carburante. I prezzi sono bassi, la clientela ridotta, gli spazi inutili. «Chi governa ha voltato le spalle a un intero settore».
Il porto si estende su oltre un milione e trecentomila metri quadrati, con fondali fino a dodici metri e una flotta composta da centinaia di lavoratori. «Questa è una risorsa enorme – afferma Mauro – eppure il Comune la tratta come fosse un peso, non un patrimonio. Zero iniziative per rilancio». Vent’anni fa il mercato ittico era il cuore pulsante di Schiavonea: le barche arrivavano, scaricavano, la gente si radunava e acquistava.
Ora i banchi sono pochi, la clientela diminuita e sembra che nessuno voglia investire per portare vitalità, con l’ulteriore aggravio che, se non cambiano le cose, i giovani inseriti nel settore, lasceranno questo mestiere. Un altro fronte critico riguarda la totale assenza di politiche educative. Nessuna scuola viene coinvolta, nessun progetto, nessuna attività che avvicini i ragazzi alla filiera del pescato o alla vita dei marittimi. «Il porto avrebbe potuto diventare un luogo vivo, aperto, educativo – denuncia Mauro – ma l’amministrazione lo ha trasformato in uno spazio chiuso e lontano dalla città». Per FdI, il problema non è più una semplice mancanza di organizzazione: è una volontà politica assente, una guida che non guida, una struttura amministrativa che non offre risposte.
Le richieste di FdI sono nette e immediate: rilancio del pescato con eventi popolari e iniziative vere; percorsi scolastici stabili; controlli seri sui prodotti esteri; investimenti diretti sulla filiera; infrastrutture rinnovate; un piano amministrativo che trasformi il porto in un centro produttivo come un tempo. «Questi interventi richiedono capacità, coraggio e presenza – conclude Mauro – il Comune si assuma la responsabilità del disastro che ha generato e inizi a lavorare seriamente, perché la città non può permettersi di perdere un settore che è identità, lavoro e storia e FdI continuerà a pretendere il rispetto che questo comparto merita».

