I 4900 voti raccolti con Democratici e progressisti non valgono un seggio a Palazzo Campanella ma l’ex enfant prodige della sinistra reggina trova un posto (e uno stipendio da 20mila euro all’anno) come segretario particolare al 50% del collega di partito
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Fuori da Palazzo Campanella dopo una candidatura che portava con sé ben altre speranze, l’ex assessore regionale Antonino De Gaetano rientra dalla porta secondaria come portaborse; anzi, segretario particolare al 50% del consigliere Francesco De Cicco.
Cortesie tra colleghi di partito: la sigla è Democratici e progressisti, insegna sotto la quale entrambi si sono cimentati nelle scorse Regionali. De Cicco, assessore comunale a Cosenza, cogliendo un successo inaspettato (ma solo per chi ne ignora il radicamento sul territorio): 6mila preferenze. De Gaetano un filo sotto: 4900 voti in quella provincia di Reggio Calabria che lo premiò con più di 8700 preferenze nel 2010. Consensi dimezzati e ruolo defilato nella legislatura in corso. Sic transit gloria mundi, verrebbe da dire, tanto che De Gaetano è stato anche assessore ai Trasporti e alle Infrastrutture – seppure per un breve periodo – nella prima giunta di Mario Oliverio (Regionali 2015).
Dalla postazione in giunta fu disarcionato per via dell’inchiesta Rimborsopoli, finita con un’assoluzione dopo circa 10 anni. Assoluzione e ripartenza con le ultime elezioni stravinte dal centrodestra e il seggio a Palazzo Campanella che si è allontanato da Reggio Calabria ed è planato su Cosenza per l’exploit di De Cicco. Non ci si dimentica, però, dei compagni (non c’è connotazione ideologica) di partito, così da aspirante consigliere De Gaetano diventa segretario particolare con uno stipendio di 20mila euro all’anno.
D’altra parte conosce bene il consiglio e alle new entry serve qualcuno che si sappia orientare bene e che dia una mano a portare avanti i dossier. Va detto che le priorità di De Cicco, che si presenta come (e in effetti è) uomo del popolo, sono simili a quelle elencate dall’ex assessore regionale negli appuntamenti elettorali dello scorso settembre: «Dare battaglia per cercare di dare diritti ai lavoratori, le lavoratrici, a chi ha meno, chi è disoccupato, chi non arriva alla fine del mese». E poi «ricostruire una sinistra che possa rimettere al centro il lavoro, il welfare e l’attenzione agli ultimi; combattere la precarietà e stare a fianco del lavoratore e delle lavoratrici». Si può fare anche da un ufficio del Consiglio regionale tra le file di chi mangia pane e politica.


