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Dal rapporto semestrale della Dia (1 giugno 2019-31 dicembre 2019) emergono ancora una volta i rapporti, e gli affari, tra la ‘ndrangheta e i narcos sudamericani. Gli investigatori antimafia hanno ricostruito la mappatura dei clan calabresi in tutta Italia, analizzando tutti i traffici illeciti che hanno portato a misure cautelari e a condanne. Ma è un lavoro lungo e complesso quello che attende le forze dell’ordine, alla ricerca di nuove rotte da bloccare e reprimere sul versante del narcotraffico. La droga infatti rimane l’attività illecita più redditizia per la ‘ndrangheta, ormai leader in Europa.
Una ‘ndrangheta imprenditoriale
«Le analisi delle risultanze investigative e giudiziarie del semestre di riferimento restituiscono, ancora una volta, l’immagine di una ‘ndrangheta silente, ma molto attiva sul fronte affaristico imprenditoriale, sempre più leader dei grandi traf ci internazionali di droga, quindi in costante ascesa per ricchezza e “prestigio”» si legge nel rapporto della Dia.
«L’affermazione criminale dei clan calabresi è da ricondurre, in prima battuta, ai vincoli tradizionalistici e familiari, che la rendono ben salda già dalla base, ossia dai legami di sangue, preservandosi in tal modo, quasi del tutto, dall’esposizione al rischio del pentitismo».
I legami con i narcos
«Proprio questo risulta tuttora l’aspetto principale che pone la ‘ndrangheta quale interlocutore privilegiato per i più importanti gruppi criminali stranieri, in quanto partner af dabile per qualsivoglia affare transnazionale. I narcos sudamericani, in particolare, paiono apprezzare ormai da diversi decenni l’impermeabilità delle consorterie calabresi a forme di collaborazione con le istituzioni, che potrebbero compromettere l’immissione nei mercati delle ingenti produzioni di droga» evidenza il rapporto semestrale.
«Ciò rende la ‘ndrangheta sicuramente l’organizzazione criminale più “referenziata” sul piano internazionale esoprattutto, in grado di instaurare interazioni e forme di collaborazione con interlocutori di qualsiasi tipo. Le più importanti inchieste degli ultimi anni hanno fatto ampia luce proprio sulla spiccata attitudine degli ‘ndranghetisti a relazionarsi efficacemente sia con efferate organizzazioni criminali estere, quali appunto i narcos, sia con le altre organizzazioni mafiose del Paese, sia con esponenti politici, imprenditori o professionisti in grado di favorire la produttività dei propri business».
La ‘ndrangheta e i rapporti politico-istituzionali
«Una capacità adattativa che ha permesso ai clan di acquisire sempre più segmenti di infiltrazione anche nel panorama politico ed istituzionale, conseguendo appalti e commesse pubbliche. Allo stesso modo, la penetrazione dei più svariati settori imprenditoriali favorisce l’inserimento nei circuiti societari più sani, talvolta “scalandoli” fino a raggiungerne la titolarità e, comunque, utilizzandoli per il riciclaggio dei proventi illecitamente accumulati al fine di acquisirne di nuovi sempre più ingenti» scrive la Dia. (RAPPORTO DIA SUL COMUNE DI CASSANO ALL’JONIO)
I clan verso l’Europa
«Si ricorda, tra l’altro, come la ‘ndrangheta si sia dimostrata già in passato lungimirante nel proiettare le proprie attenzioni verso i mercati dell’Est europeo, intuendone le opportunità offerte anche dagli stanziamenti dell’Unione europea. I modelli organizzativi di origine vengono replicati anche al di fuori dei confini regionali, facendo sempre levasui valori posti alla base delle strutture ‘ndranghetiste, ben saldi anche grazie al riconoscimento identitario che deriva dall’utilizzo della simbologia tradizionale».
La debole economica calabrese
«Come espresso dal Rapporto della Banca d’Italia su “L’economia della Calabria”, pubblicato nel mese di giugno2019, la ripresa ciclica dell’economia calabrese dal 2015 rimane debole ed insufficiente a colmare i divari economici rispetto al resto del Paese. La Regione, in particolare, continua a caratterizzarsi per livelli di povertà e disuguaglianze sociali elevate, strettamente connessi alla diffusa mancanza di occupazione, nonostante il trend leggermente in ascesa nell’ultimo triennio. Secondo la Banca d’Italia, infatti, il numero delle famiglie calabresi in povertà assoluta – ovvero con un livello di spesa mensile inferiore a quello necessario per mantenere uno standard di vita minimo considerato accettabile – si attesta su livelli nettamente superiori al resto del Paese».