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Nel capitolo dedicato alle “Fusioni” la Corte dei Conti parla anche della possibile città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero. I giudici contabili, tuttavia, sono di parere opposto. E spiegano anche i motivi di questo orientamento. Una relazione, quella menzionata, che farà sicuramente discutere tra le varie anime della politica locale e regionale.
Città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero, cosa scrive la Corte dei Conti
«Ipotesi di fusione di Comuni di rilevanti dimensioni sono in discussione anche in Calabria (il riferimento è al progetto di unire Cosenza, Rende e Castrolibero). Tuttavia, è da considerare al riguardo che oltre una certa soglia dimensionale la complessità dei processi può rendere meno agevole la gestione, soprattutto se la dimensione non corrisponde a un processo identitario consolidato, ma è dettata da logiche contingenti. Per tali ragioni la fusione di Comuni di dimensioni più ampie va maggiormente ponderata sotto il profilo dell’efficacia e dell’efficienza in quanto deve essere effettivamente dimostrato il vantaggio operativo. La fusione, fino a una certa soglia dimensionale, arreca indiscutibili vantaggi, anche sul piano organizzativo come, ad esempio, seguire meglio l’evoluzione normativa e cogliere le occasioni d’investimento» spiega la Corte dei Conti nella relazione post-pandemia.
«Una dimensione più consistente rende più agevole affrontare le questioni che si pongono nel confronto con le aziende erogatrici di servizi pubblici locali. Per interloquire con questi soggetti (e con le strutture del sistema sanitario, come i distretti, o ancora, con gli ambiti territoriali sociali) è necessario, in ogni caso, sviluppare la gestione associata. Una scala più grande rende possibile governare un contesto più ampio e complesso. Ma queste condizioni sono verificabili fino a un certo livello di crescita» si legge ancora.
«Sotto il profilo economico si realizzano efficaci economie di scala al superamento di una certa soglia (tra i 20 e i 30 mila abitanti, mentre Relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali significative diseconomie si rilevano quando si resta sotto i 5.000 per la polverizzazione; infine superando i 60.000 abitanti potrebbero invece ottenersi effetti opposti per l’aumento della complessità. La fusione di piccoli Comuni (i cosiddetti Comuni polvere) è più diffusa in quanto risponde sempre all’esigenza di recuperare inevitabili diseconomie di scala, mentre un processo di efficientamento per approssimarsi a una dimensione congrua per la gestione dei servizi può essere perseguito, anche attraverso la gestione associata di servizi nell’ambito ottimale».