L’ex sindaco di Rende: «Il comune ha subito immeritatamente l’onta del commissariamento». E sul proprio futuro: «Il Laboratorio Civico si è espresso, io non arretrerò di un millimetro»
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«Quando si subisce un’ingiustizia, il sollievo dell’assoluzione ha comunque un sapore amaro». Marcello Manna, ex sindaco di Rende, è stato assolto in primo grado nel processo “Reset”, la vicenda giudiziaria che nel 2022 aveva portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune che amministrava. Giovedì, dopo tre anni, il Tribunale ha stabilito che quelle accuse non avevano fondamento. «Sono felice che ci sia una giustizia che funziona – ha detto – ma non posso non sottolineare quanto i tempi della giustizia non siano compatibili con quelli della vita civile. In questi anni sono stato esposto, attaccato, additato. E adesso ci si chiede: perché tutto questo? Perché non ci sono stati controlli più approfonditi prima di arrivare a sciogliere un Comune importante come Rende?»
Manna sottolinea come il sostegno ricevuto da amici, colleghi e cittadini lo abbia aiutato ad attraversare una «tempesta» che sarebbe stata insopportabile da solo. Un riconoscimento particolare va alla Camera Penale di Cosenza, che ha commentato l’assoluzione definendo l’ex sindaco «non solo assolto, ma innocente. Un passaggio che mi ha commosso», ammette.
«Ora chi ripara il danno?»
Secondo Manna, assolto dal processo Reset in primo grado, il danno più grave resta quello subito dalla città di Rende. «Un Comune è stato sciolto sulla base di informazioni rivelatesi infondate. Oggi sappiamo che non c’erano infiltrazioni, che non c’era malagestione. È giusto domandarsi se chi doveva vigilare abbia davvero fatto il proprio lavoro o se ci siano stati altri motivi dietro certe decisioni». Manna collega questa riflessione anche al precedente processo “Malarintha”, conclusosi a dicembre con un’altra assoluzione. «Se non c’era malagestione, se non c’erano infiltrazioni, perché Rende è stata commissariata?».
L’ex sindaco evidenzia che a Rende, negli ultimi quindici anni, per due volte si è insediata una commissione antimafia: «La prima volta non si arrivò allo scioglimento, nel mio caso invece sì. Ma oggi sappiamo che le informazioni utilizzate erano errate o false, come dimostrano le sentenze e sulle quali ci sono indagini in corso».
Manna assolto da Reset, sarebbe cambiato qualcosa per le elezioni? «Non credo»
L’assoluzione arriva tardi anche rispetto al calendario politico. «Ma non credo sarebbe cambiato qualcosa, perché i tempi erano comunque stretti. Di certo la campagna elettorale è stata profondamente condizionata dallo scioglimento, dalla commissione d’accesso, dal commissariamento».
E sull’eventuale ricorso della Procura, Manna dice: «Spero che non ci siano ulteriori forzature da parte della Procura, che non venga presentato appello solo per una questione d’ufficio. L’assoluzione è chiara, insistere significherebbe accanirsi su una vicenda che si è già dimostrata priva di fondamento».
Non era solo Marcello Manna ad essere imputato. Anche il suo ex assessore Pino Munno ha ottenuto l’assoluzione. «Ci siamo sentiti, ci siamo rincuorati. Entrare in un tunnel giudiziario logora le persone. Vedere azzerato questo teorema restituisce un po’ di fiducia. Anche gli altri imputati collegati in qualche modo all’amministrazione sono stati assolti. Questo processo è stato completamente smontato».
«Futuro? Deciderà il Laboratorio Civico»
La domanda sul futuro politico è inevitabile. «Non ho riflettuto molto sul mio futuro personale. Il Laboratorio Civico, di cui faccio parte, ha già preso posizione, ci sono scadenze importanti, dalle comunali alle regionali. Ci sono energie che vogliono continuare il percorso. Da parte mia non c’è volontà di arretrare, l’ho detto più volte: rispetto alla giustizia non bisogna mai arretrare di un millimetro, anche quando sembra tutto lontano e incerto. Io non l’ho fatto, non lo farò neppure per le altre vicende in corso».
Manna parla anche degli altri procedimenti che lo hanno coinvolto. «Non erano processi separati, le procure hanno scelto di scambiarsi informazioni creando un collegamento tra vicende diverse. Eppure anche il terzo processo, quello legato all’ex giudice Petrini, ha visto il capo d’imputazione mutare nel corso del tempo. Aspettiamo la motivazione della sentenza. I miei legali hanno definito cervellotica la decisione della Corte d’Appello di Salerno e capisco il perché: se ti assolvono da un fatto specifico, come può sopravvivere un’accusa generica? È inquietante il collegamento forzato tra tre procedimenti diversi. Ma ne riparleremo».
Vicinanza a Sandro Principe: «Gli ho detto di non arretrare»
E a Sandro Principe, suo predecessore e successore, che vive ancora una vicenda giudiziaria pendente? «Gli ho detto pubblicamente e privatamente di non fermarsi. Rispetto alle vicende giudiziarie non bisogna mai fermarsi, mai arretrare di un millimetro. Anche quando tutto appare nebuloso e difficile».
Alla fine, la riflessione si fa più ampia. Non solo sulla sua vicenda personale, ma sul sistema. «Ho ancora fiducia nella giustizia. La giustizia è fatta di uomini e quindi può sbagliare. Ma continuo ad avere fiducia, perché senza fiducia non resta nulla. È il mio mestiere, quello dell’avvocato, e so bene che il processo penale è un ordigno. L’ordigno non è la condanna, è il processo stesso. Ti devasta per i tempi, per i modi. Questo lo sa chi lo vive, come me. Ricordo bene il giorno dell’operazione: elicotteri, forze dell’ordine che circondavano il Comune. Uno spettacolo che lascia il segno».
Manna conclude con un pensiero amaro ma determinato: «Chi ha creato tutto questo clamore oggi dovrebbe interrogarsi. Qualcuno pensa di dimettersi? Ma io non ho intenzione di fermarmi. Questa terra ha bisogno di essere liberata da meccanismi che soffocano gli enti locali. Basta guardare a ciò che è accaduto a Pizzo, Rosarno, alla Regione Calabria. Non voglio restare a guardare».