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Il Psc di Rende è tornato con insistenza ad occupare il dibattito politico della città, levando solo parzialmente spazio alla legge di fusione con Cosenza e Castrolibero. Il Piano Regolatore, come noto, è stato l’ultimo provvedimento adottato dall’amministrazione guidata da Marcello Manna, prima che il comune fosse sciolto per presunte infiltrazioni mafiose.
Lo scorso 6 luglio, i commissari prefettizi Santi Giuffrè, Rosa Correale e Michele Albertini, firmarono una delibera con cui ne sospendevano l’esecutività. La terna, infatti, al netto del «clamore mediatico» e della rapidità con cui fu approvato nel celeberrimo consiglio comunale, ritenne che fosse necessaria valutare con particolare attenzione la correttezza della procedura seguita e la sua legittimità. Vista la particolare importanza della materia in questione, diedero carattere di urgenza alla loro decisione e lo sospesero fino all’8 marzo 2024. Nei giorni scorsi la proroga di ulteriori quattro mesi.
Giuffrè, nel giorno in cui ha portato i saluti istituzionali ad un incontro politico organizzato dai comitati per il “No alla fusione”, ha precisato che «non impiegheremo 4 mesi per determinarci sul Psc». Parole che hanno fatto drizzare le antenne al Laboratorio Civico che oggi fornisce un elemento di narrazione ulteriore. «I commissari hanno dichiarato di aver affidato l’incarico per la valutazione del PSC ad un gruppo di esperti terzi ed imparziali, tuttavia, nessuno è ufficialmente a conoscenza dei riscontri effettuati né tantomeno dei risultati. È evidente che non vi è traccia di alcuna anomalia e che questo ulteriore lasso di tempo richiesto è solo un pretesto finalizzato a giustificare che a tanta enfasi non ha fatto seguito alcun fondamento».
Un affermazione forte che rimanda la palla direttamente nella metà campo dei commissari. «Cosa è emerso in questi mesi dalle valutazioni effettuate sul PSC? Sono stati riscontrati elementi di contrasto con le normative vigenti? Sono emersi quei presunti vizi di illegittimità che hanno portato i commissari ad adottare la delibera di sospensione? Sono stati riscontrati elementi di incoerenza con gli obiettivi di pianificazione territoriale? Cosa hanno scoperto o cosa non hanno scoperto i Commissari Prefettizi per giustificare una ulteriore proroga dei termini di sospensione?» incalzano i manniani con domande la cui risposta per loro è scontata.
Il Laboratorio Civico fa sapere di voler indirizzare tali quesiti alle autorità competenti perché «abbiamo assistito e continuiamo ad assistere un’ingerenza illegittima su questioni relative al controllo di conformità di un oggetto che, per legge, non rientrano nella competenza dell’autorità commissariale ma spettano alla Regione, la quale però continua a rimanere in silenzio in questa specifica situazione. Forse è distratta?».
«Questa situazione unita alla contestuale mancanza di trasparenza non può che sollevare dubbi sulla coerenza dell’azione amministrativa e sulla tutela degli interessi dei cittadini che di fatto sono inibiti dalla possibilità di esprimere opinioni, suggerimenti e osservazioni in merito PSC, compromettendo in tal modo la partecipazione, la rappresentatività e così l’efficacia delle decisioni assunte. A quanto pare – concludono dal Laboratorio Civico – il regime Commissariale esula dall’ osservanza dei “Principi” di base posti a fondamento di una azione amministrativa svolta a tutela degli interessi pubblici».