di Mario Occhiuto *

Questa immagine racconta una scelta che ha cambiato il destino della città. Rappresenta Vaglio Lise, oggi classificata come zona a rischio idrogeologico molto elevato (R4), dove l’attuale amministrazione comunale ha deciso – con una delibera di Consiglio - di spostare la destinazione urbanistica del nuovo ospedale, abbandonando il sito storico previsto sin dal 1939 e perfettamente coerente con il Piano Regolatore.

Anche se fosse stato possibile realizzarlo a Vaglio Lise, non avrebbe comunque portato alcun vantaggio alla città: sarebbe stato un complesso isolato, fatto di cubi di cemento chiusi in un recinto, come già accaduto per le altre sedi direzionali sorte nella stessa zona. Scelte di questo tipo non rigenerano, ma svuotano la città, spostano la vita altrove, abbandonano il centro e la parte sud, dove invece era cominciata la più grande stagione di trasformazione urbana della nostra storia recente. Eppure, la Cosenza che avevamo immaginato era un’altra. Una città che cresceva dal suo cuore verso sud, attraversata da spazi verdi e pubblici, connessa, vivibile, a misura d’uomo.

Lì, tra Mariano Santo e il Crati, era previsto un nuovo ospedale-parco: una struttura immersa nel verde, aperta alla città, integrata con residenze universitarie, laboratori, aule per studenti e percorsi pedonali e ciclabili. Non solo un presidio sanitario, ma un polo di innovazione, formazione e ricerca, capace di attrarre studenti, medici, ricercatori e investimenti, rigenerando l’intera area sud. Intorno a quel nucleo sarebbero sorte nuove funzioni urbane, spazi pubblici, parchi, residenze e servizi, ricucendo la città storica al fiume e trasformando una zona marginale in un distretto contemporaneo di salute, conoscenza e bellezza.

Era un progetto da oltre 400 milioni di euro, che si innestava armonicamente nel sistema di opere già realizzate o in corso:

Il Ponte di Calatrava, simbolo di apertura e modernità.

• Il Planetario e l’anfiteatro all’aperto, luogo di cultura e incontro.

• Il Parco del Benessere, spazio di salute e qualità della vita.

• La rete dei Musei con i BoCs Art e il Museo di Alarico, laboratorio di creatività e identità.

• La Ciclopolitana, infrastruttura sostenibile che univa quartieri e università.

• Il centro storico e il corso pedonale allargato, nuova spina dorsale della città.

Tutte opere pensate come capitoli di un unico disegno urbano, volto a restituire alla città il suo rapporto con il fiume e con il paesaggio, rendendola una delle più belle e funzionali d’Italia, di forte impatto contemporaneo in Europa. Poi, con un tratto di penna, tutto si è fermato. Le opere che erano in corso si sono interrotte, e quell’orizzonte è stato spostato altrove. La Regione, di fronte a un’area divenuta inedificabile, non ha potuto fare altro che scegliere Rende, accanto all’Università, dove almeno si garantiva l’integrazione tra didattica, ricerca e assistenza. Non è una questione di campanili.

È una questione di scelte urbanistiche, e le scelte urbanistiche si pagano nel tempo – tra vent’anni, forse - quando se ne vedranno gli effetti. Abbiamo perso l’occasione di portare un pezzo importante dell’Università nella Cosenza storica e meridionale, di far crescere la città come un unico organismo, coerente, vivo e sostenibile. Io ho voluto ricordarlo. Con serenità, ma con verità. A futura memoria.

*Senatore della Repubblica Forza Italia