Soddisfazione, ma anche indignazione per quella che aveva definito in campagna elettorale un’Odissea senza fine. Sandro Principe, dopo l’assoluzione in primo grado nel processo Rimborsopoli celebrato a Reggio Calabria, affida al nostro network le sue considerazioni. «Sono almeno due - dice -. Del resto ho vissuto una sofferenza interiore durata circa 14 anni. Per prima cosa ritengo che sia incivile per questo Paese la lunghezza biblica dei procedimenti. Posso assicurare a tutti che devastano la mente di chi invece ritiene di aver fatto il proprio dovere».

Il sindaco di Rende, eletto dopo vent’anni alla guida della sua città nello scorso maggio, parla dei giudici che si sono espressi sul suo conto e sul resto del gruppo del PD che circa quindici anni fa prese posto tra gli scranni di Palazzo Campanella. «Ho sempre apprezzato la preparazione della magistratura giudicante che, anche in questo complesso caso documentale, ha approfondito la vicenda con rigore e abnegazione - aggiunge -. La magistratura ha quindi valutato il comportamento del gruppo del Pd dell’epoca come ineccepibile».

«Del resto noi fummo innovativi - riannoda i fili Principe -. Appena eletto convocai un’assemblea e scrivemmo un vademecum da seguire pedissequamente. Questo documento anticipò la legge Monti che puntò sugli stessi elementi. Incaricammo, inoltre, un consulente dei conti che aveva il compito div verificare l’inerenza delle spese. C’è stato, pertanto, massimo rigore nel mettere in piedi una metodologia ed applicarla».

Poi le conclusioni. «Non posso che esprimere soddisfazione da uomo della pubblica amministrazione. Dopo aver denunciato la lungaggine dei processi, do un giudizio assolutamente negativo su quegli inquirenti che non approfondirono nulla, andando avanti basandosi su delle fotografie. Ringrazio i miei avvocati Anna Spada e Franco Sammarco - termina Sandro Principe- che hanno condotto la vicenda con maestria e vicinanza umana».