Servizi erogati nello stabile dell’ex Inapli a partire da lunedì 8 settembre, ma i promotori dell’iniziativa si sentono abbandonati dalla politica e dalle istituzioni
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Lunedì 8 Settembre riaprirà l’ambulatorio per la cura dei sopravvissuti a tortura, un presidio sanitario e psicologico dedicato alle persone che portano sul corpo e nell’anima le ferite più profonde delle guerre, delle detenzioni arbitrarie, delle violenze sistemiche.
“Riapriamo, sì!”, scrivono in una nota I membri dell’Equipe sociosanitaria – Sopravvissuti a tortura. “Riapriamo con le stesse mani stanche, con le stesse forze volontarie, con la stessa determinazione che da anni tiene in piedi l’unica equipe sociosanitaria del sud Italia dedicata ai migranti sopravvissuti a tortura. Riapriamo perché chi ha subito l’inferno non può essere lasciato per strada, senza cure, senza ascolto, senza dignità”.
Purtroppo, però, chi cura e protegge le ferite e i traumi delle violenze viene lasciato solo.” Nessuna istituzione – né regionale, né comunale – ha voluto farsi carico di questo presidio. Nessuna risposta. Nessuna assunzione di responsabilità. Solo silenzi e porte chiuse”.
“E allora la domanda la poniamo chiaramente: i candidati alle prossime elezioni regionali che idea hanno di sanità pubblica, di diritti umani, di accoglienza reale? Chi oggi chiede voti per governare la Calabria non può voltarsi dall’altra parte. Chiediamo una presa di posizione pubblica, immediata e concreta: volete garantire la continuità di questo servizio? Siete disposti a sostenere con atti e risorse una struttura che cura vittime di tortura e tratta? Pensate che la salute e la dignità debbano valere per tutte e tutti, o solo per chi ha i documenti “giusti”? In una regione che finanzia cliniche private con fondi pubblici, che chiude occhi e orecchie davanti all’abbandono dei più fragili, pretendiamo una scelta di campo”.
Noi restiamo! Ma non resteremo in silenzio!
Da qui le richieste di un incontro con le istituzioni regionali, comunali e sanitarie competenti; di ottenere un riconoscimento formale del servizio come presidio sanitario indispensabile e di giungere poi a una soluzione stabile e dignitosa per la continuità dell’attività.
“Fino a quando ci sarà una sola persona che bussa alla nostra porta a chiedere supporto sanitario e psicologico, noi risponderemo. Ma oggi più che mai, abbiamo bisogno che questa battaglia non resti solo nostra! Sia ben chiaro che senza valide alternative non andremo via dallo spazio sito nello stabile dell’ex Inapli di via Cesare Battisti a Cosenza. Qui siamo e qui restiamo!”.