Sono i numeri a certificare la qualità della dermatologia dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, diretta da Eugenio Provenzano. Ancora presto per tirare le somme del 2023 appena concluso, ma l’unità operativa ospitata nel plesso del Mariano Santo, negli ultimi anni ha mediamente diagnosticato circa 400 carcinomi e melanomi della pelle.

Tumori cutanei che, quando precocemente individuati, possono essere curati in maniera non invasiva e, soprattutto, con meno dispendio per le casse pubbliche del servizio sanitario nazionale. Il loro trattamento infatti, richiede una spesa di poche centinaia di euro mentre l’eventuale degenerazione andrebbe a comportare l’impiego per ogni singolo ammalato, di risorse pari a circa centomila euro, per le cure chemioterapiche, gli esami, le degenze, i farmaci, con conseguenze anche sulla qualità della vita dei pazienti.

«Teniamo presente – ricorda Provenzano – che quelli della pelle sono in assoluto i tumori più diffusi, in maniera anche significativa. Quindi più di quelli alla prostata, al seno, ai polmoni. Per questo il nostro lavoro è prevalentemente orientato proprio verso la prevenzione oncologica. Tuttavia – ricorda il primario – il nostro è pure centro di riferimento regionale per le malattie dermatologiche rare».

Recentemente gli ambulatori sono stati dotati di una nuova apparecchiatura, il Monnalisa touch, un laser indicato per il trattamento delle distrofie dei genitali, in particolare il lichen scleroatrofico: «Una patologia infiammatoria recidivante che determina, quando si localizza nelle parti intime, delle alterazioni anatomiche con notevoli compromissioni funzionali.

Siamo inoltre uno dei pochi centri in Italia, in collaborazione con il centro trasfusionale, a proporre anche una alternativa terapeutica con il plasma piastrinico e l’acido ialuronico, per ricostituire la parte delle mucose in parte alterate dal danno infiammatorio cronico». L’innesto di nuove unità di personale hanno consentito di ricostituire l’organico ed implementare le attività. Servirebbero spazi più ampi ed anche piccoli investimenti per l’acquisto di altre attrezzature d’avanguardia, non particolarmente costose ma utili, anzi necessarie, per contrastare l’emigrazione sanitaria, alimentata più dalla disinformazione che dalla sfiducia verso i medici operanti nel reparto: «Molti pazienti – spiega Provenzano – non conoscono le nostre attività e si rivolgono fuori regione in altri presidi dove poi paradossalmente, consigliano invece di farsi seguire qui al Mariano Santo. Siamo tra i pochi centri del servizio pubblico che effettuano la capillaroscopia, tecnica per il trattamento delle patologie reumatologiche.

Con una spesa relativamente minima, nell’ordine di circa 10mila euro, potremmo acquistare un capillaroscopio di ultima generazione. Con una cifra analoga potremmo dotarci anche di un nuovo dermatoscopio. Strumenti che ci consentirebbero di contrastare in maniera ancora più incisiva la migrazione ed offrire servizi di maggiore qualità». Su questi aspetti il commissario Vitaliano De Salazar è impegnato nel reperimento delle risorse.