Il consigliere regionale contesta la nota dell’Asp di Cosenza: «Depotenziamento evidente, trasferimenti inspiegabili»
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Il partecipato sit-in all’Ospedale di Castrovillari, promosso dal Comitato delle Associazioni e sostenuto da una larga quota di cittadini, ha prodotto un primo effetto: la diffusione di un comunicato dell’Asp di Cosenza, che tenta di rassicurare sul ruolo centrale del Servizio di emodinamica Castrovillari e sulla volontà aziendale di potenziarlo. Parole che, però, non convincono il consigliere regionale Ferdinando Laghi, tra i principali sostenitori della mobilitazione.
Laghi: «Impossibile negare il depotenziamento, i trasferimenti parlano chiaro»
Laghi contesta da subito la versione dell’azienda sanitaria: «Come si può affermare “nessun trasferimento” – sostiene – il giorno dopo che medico e infermiera sono stati effettivamente trasferiti?». Il consigliere ricorda che il timore della chiusura dell’emodinamica, pur restando un’ipotesi, è alimentato da precedenti strategie che hanno portato allo smantellamento di reparti fondamentali dello spoke del Pollino. L’esempio citato è quello dell’Ortopedia, «fatta morire due volte: prima non sostituendo chi andava in pensione, poi con trasferimenti temporanei mai rientrati».
«Formazione a Rossano? Giustificazione ridicola»
Laghi critica poi una delle motivazioni indicate dall’Asp, ovvero la necessità di trasferire personale per attività formative: «È poco rispettoso verso gli operatori di Rossano. E poi chi deve essere formato va nella sede del formatore, non il contrario».
Tra i punti più delicati, quello relativo alla dotazione organica del reparto. Laghi sostiene che i dati forniti dall’azienda non corrispondano alla realtà: «Ai tredici medici dichiarati dall’Asp – spiega – bisogna sottrarre chi è stato trasferito, chi sta per andare in pensione e chi presta servizio quasi interamente altrove. Il personale effettivo è di dieci unità, non tredici».
Il nodo centrale riguarda il potenziamento, annunciato da mesi ma mai attuato. L’emodinamica dovrebbe passare da 6 a 12 ore, fino a ritornare all’operatività H24 che il territorio richiede da anni. Promesse rimaste, per ora, solo sulla carta.
Nella parte finale della sua dichiarazione, il consigliere regionale manda un messaggio diretto alla Direzione dell’Asp: «Se qualcuno pensa di intimidire chi difende il diritto alla salute del Pollino, è fuori strada. La battaglia continuerà partendo da fatti e dati reali».
E sulla possibilità di conseguenze legali: «Ben venga un processo sul presunto “procurato allarme”: sarebbe l’occasione per far emergere, anche in sede giudiziaria, una politica sanitaria che sta penalizzando i cittadini».

