Un taglio del nastro particolarmente emozionante apre una nuova era a Cosenza: nasce il poliambulatorio specialistico Emmeffe. Un lungo e laborioso progetto, quello dell’associazione “Mattia Facciolla – bambini cardiopatici”, portato avanti dalla presidente Teresina Intrieri e concluso ieri pomeriggio con l’inaugurazione dei locali a Vaglio Lise, vicino alla stazione dei treni. 

Spumante, dolci, tanti sorrisi: da una parte e dall’altra, quello che viene espresso è soltanto soddisfazione. «Abbiamo fortemente creduto in questo progetto – spiega la presidente Intrieri – perché sappiamo, anche per esperienza personale, quanto sia importante far partire la prevenzione dagli anni dell’infanzia». L’associazione nasce nel 2010 per commemorare Mattia, nato con una malformazione congenita e scomparso a soli 13 anni.

L’importanza della prevenzione e delle strutture

Tutte le apparecchiature in dotazione al poliambulatorio specialistico, reperite CMN Hospital di Cosenza, sono di ultima generazione e permettono di lavorare in profondità sulle problematiche cardiache congenite dei più piccoli. «Abbiamo voluto dotarci del meglio che c’era – prosegue Intrieri – perché, e questo ci teniamo a specificarlo, siamo un’organizzazione di Terzo Settore. Non siamo un privato. È giusto che tutti i bambini e le bambine possano curarsi senza dover attendere e senza dover spendere troppo».

L’importanza della prevenzione in età prescolare è ben spiegata dal direttore sanitario della struttura, Pierfrancesco Rocca: «Quello che intendiamo fare è attuare la prevenzione prima degli anni in cui di solito si propone, quindi quella scolare. Invece è giusto che già i bambini possano svolgere degli esami, degli accertamenti in grado di scovare problematiche per non trovarsi a dover rincorrere le problematiche che vengono fuori col tempo». E l’innovazione, oltre che nelle strutture, sta anche nella possibilità di non allontanarsi dalla Calabria: «Quante volte sentiamo di famiglie che vanno via per esami? Con questa struttura cerchiamo di aiutare i genitori – conclude Rocca – senza farli ricorrere alla migrazione sanitaria».