Succede a volte nella vita di perdersi in un labirinto. Come nel labirinto di Creta, trovarsi lì dentro senza sapere come uscirne, avvertendo un pericolo imminente. Un mostro di cui solo la presenza è certa. Così l'unico obiettivo diventa uscirne, scampando al minotauro. E la vita, beffarda, dispone eventi e luoghi, ricreando le atmosfere del mito, sebbene l'ambientazione sia un comune ospedale. In quel dedalo di corridoi, ascensori che non sempre arrivano al quarto piano, è Teseo ad avere il capo del filo che porta all'uscita.

Il minotauro, stavolta, era con noi. Non si vedeva. Viveva nascosto dentro mia madre, nel suo polmone sinistro. Non lo conoscevamo, nemmeno lei lo conosceva, anche se lo sentiva. Un dolore fisico, un peso che le toglieva le forze e il respiro. Una presenza vigliacca, che si nascondeva dentro la più banale stanchezza, il più ordinario sforzo. Forse più del dolore il presentimento, ultimo slancio prima della prima, migliore e più importante decisione: il primo controllo e insieme la consapevolezza che lì, vicino al cuore, qualcosa di brutto e pauroso, dai bordi irregolari, albergava dentro di lei.

Così è cominciato il cammino della nostra missione, che ci ha portato al reparto di chirurgia toracica dell'ospedale di Cosenza. Mia mamma è stata paziente del dottore Daniele Scarascia, che con un taglio di pochi centimetri ha stanato ed estratto il minotauro, perché finisse sotto un microscopio per essere riconosciuto. Si chiamava adenocarcinoma eccetera e la cosa più importante è che adesso non ce l'ha più. Insieme al Dottor Daniele - per noi senza cognome fino all'altro giorno, è bastata la fiducia ispirata - il Dottor Valery Puzhlyakov, Elisa Morcavallo e tutto il personale del reparto di chirurgia toracica dell'Annunziata, sotto la guida della Professoressa Franca Melfi, sono una realtà di professionalità e competenza.

L'esempio di una sanità pubblica efficace ed efficiente, capace di cambiare le sorti di una vita. Questa è la Calabria di cui abbiamo bisogno, quella promessa e non ancora costruita, che cura ed evita lunghi e onerosi spostamenti verso le grandi città di quell'Italia tanto diversa dalla Calabria. Investa la Calabria in sanità pubblica, smetta di svuotare i reparti delle strutture esistenti nell'attesa che si compia la profezia della costruzione di nuovi grandi ospedali.

Abbiamo puntato tutto su questa Calabria che non ci ha traditi. Grande lo stupore di noi calabresi disillusi ma immensa la speranza. La stessa che ci guida e che riponiamo in un futuro di strade spianate e porte aperte, perché possiamo sempre contare su strutture pubbliche che sappiano sempre rispondere alle nostre esigenze.