La costruzione dell’ospedale universitario da 750 posti letto sui terreni di proprietà dell’Unical a contrada Rocchi - talmente vicino a Montalto Uffugo che il sindaco Biagio Faragalli si sta già sfregando le mani - rappresenta per il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto «un polo di eccellenza in termini di formazione, ricerca e assistenza», mentre per il sindaco Franz Caruso si tratta (molto più prosaicamente) di «un vero e proprio scippo ai danni di Cosenza». 

E, se da una parte Sandro Principe si dice emozionato di essere «il sindaco del grande ospedale di Rende, che io stesso ho immaginato con qualche decennio d’anticipo», il Consiglio comunale di Palazzo dei Bruzi approva (fuori tempo massimo) una mozione con cui chiede alla Regione di «sospendere ogni decisione circa la collocazione del nuovo ospedale di Cosenza».

Peccato che (svariati giorni prima) Roberto Occhiuto, Sandro Principe, l’ex rettore Unical Nicola Leone e il commissario per l’edilizia sanitaria Claudio Moroni avessero già apposto le rispettive firme in calce allo schema di accordo che taglia definitivamente fuori dai giochi il sito di Vaglio Lise, sul quale invece, nel 2019, era caduta la scelta del Comune di Cosenza.

Settimane di “passione” durante le quali politici, tecnici, comitati di cittadini ed esperti di ogni genere non hanno lesinato analisi, commenti, dichiarazioni: un tira e molla estenuante tra Rende e Cosenza, Cosenza e Rende. Hai voglia ad affermare che “la città unica nei fatti esiste già”, se poi i quattro chilometri (circa) che separano Vaglio Lise dalla colline dell’Unical diventano oggetto di un campanilismo che, a tratti, sembra assumere i contorni del grottesco.

In questo baillame di voci, planimetrie e rendering ultra realistici, ha fatto rumore (finora) il silenzio assordante dell’Ordine dei Medici di Cosenza, rimasto assente (non per propria scelta) dai tavoli della discussione. La presidente Agata Mollica confessa che «nessuno ha sentito il bisogno di ascoltare il nostro parere». Il riferimento, a quanto pare, è anche alla seduta “aperta” del Consiglio comunale di Cosenza, tenutasi la scorsa settimana.

La presidente Agata Mollica – che da nefrologa in servizio all’Annunziata sperimenta quotidianamente il contributo offerto dalle decine di specializzandi nelle corsie dell’ospedale bruzio – chiarisce: «L’Ordine dei medici che rappresento non appartiene ad alcuna delle due fazioni in campo». Subito dopo (però) rintuzza: «Il corso di laurea in Medicina e Chirurgia istituito all’Unical (il primo novembre 2021, ndr) ha inevitabilmente modificato alcuni orizzonti». 

Inutile tentare di portare “la numero uno dei camici bianchi cosentini” su un terreno più pratico: «Affrontare la questione del nuovo ospedale di Cosenza parlando soltanto della sua collocazione è estremamente riduttivo». Detto in altri termini: «Se qualcuno chiede quale sia la mia opinione, rispondo che da medico sono interessata più al “come” che al “dove”. In fondo, i confini geografici tra i comuni sono mutevoli, e non credo rappresenti un problema il fatto di dover percorrere qualche chilometro in più o in meno per esercitare la propria professione».

Le vere priorità dell’Ordine dei medici di Cosenza sono piuttosto la centralità delle cure e l’accessibilità delle strutture ospedaliere: «La sfida rappresentata dal nuovo ospedale è soprattutto quella di bloccare l’emorragia di pazienti che lasciano la Calabria per ricoverarsi negli ospedali del centro-nord Italia. Poi, se vogliamo parlare di logistica, beh non è un mistero per nessuno che l’Annunziata attualmente si trova in una zona della città spesso congestionata dal traffico».

E, se nulla osta che il nuovo ospedale di Cosenza sorga invece a Rende («ma va dotato di un Pronto soccorso»), la presidente dell’Ordine dei medici Agata Mollica sembra molto più preoccupata di cosa ne sarà (nel frattempo) dell’Annunziata: «La delibera del commissario delegato per l’edilizia sanitaria dello scorso 19 settembre non dice nulla sul futuro di questo presidio ospedaliero. Quale sarà il suo destino? E, soprattutto, riuscirà a mantenere gli standard qualitativi che sono finalmente stati raggiunti?»