Uno dei più grossi mali della sanità calabrese è la drammatica carenza di risorse. Il dato è oggettivo, ma è altrettanto oggettivo come il management sanitario presti scarsa attenzione alla gestione del patrimonio. Non lo diciamo noi, ma ad esempio la Corte dei Conti che ha delegato la Guardia di Finanza ad esaminare i rapporti di locazione (cioè i fitti) messi in essere dall’Asp di Cosenza nel periodo che va dal primo ottobre 2018 al 31 dicembre 2022 che ammontano in totale a 7.923.608 euro. Per i magistrati contabili saremmo in presenza di un danno erariale visto che “i contratti appaiono in contrasto con le norme vigenti”. 

Del resto la stessa Corte dei conti sulla gestione del patrimonio ha aperto una contestazione all’Asp di Cosenza per nove milioni di euro individuando una pessima gestione del patrimonio e, secondo alcune indiscrezioni, ne ha aperto anche una seconda al momento da quantificare.

Il problema è che l’Asp di Cosenza paga circa 800mila euro l’anno di fitti passivi per un totale di 15 strutture ubicate in diversi punti della città, alcune anche molto distanti rispetto la sede centrale. Mentre paga tutti questi fitti, però, l’azienda è anche proprietaria di una serie di immobili e terreni che non vengono minimamente messi a reddito o utilizzati per fini istituzionali.

La trasmissione “piazza Pulita” l’altro giorno ha portato le sue telecamere alla Rsa di Marano Marchesato che è costata qualcosa come due milioni e rotti, ultimata quasi dodici anni fa e mai entrata in funzione. Oggi rappresenta un paradiso per vandali e senza fissa dimora. Altro caso la struttura di Serra Spiga che ospita la centrale operativa provinciale del 118 e l‘Unità di neuropsichiatria infantile “Giuseppe de Santis”. Un sopralluogo, datato 14 aprile 2022, ha dichiarato l’edificio di Serra Spinga del tutto inadeguato da un punto di vista strutturale e impiantistico. Eppure, l’Asp di Cosenza continua a pagare – per questa stessa struttura – un fitto annuo che sfiora il mezzo milione di euro.

Questi sono soli due casi, ma ce ne sono molti altri. Per esempio a Sant’Agata d’Esaro c’è una casa famiglia costata 258mila euro e mai entrata in funzione; stessa cosa a Terranova da Sibari dove si è realizzata una comunità teraupetica semiresidenziale costata 258mila euro; ancora a Fagnano Castello c’è, o meglio ci sarebbe, un centro ad alta continuità assistenziale costato 542mila euro; a Campana una comunità alloggio costata 516mila euro; a Calopezzati un alloggio protetto. Queste almeno sono le informazioni che siamo riusciti a reperire. Sono un mistero, invece, il numero dei fabbricati a disposizione dell’Asp. Nel sito, alla voce amministrazione trasparente, sono elencati terreni e fabbricati di proprietà dell’azienda. Curiosamente però all’elenco mancano i fabbricati di proprietà che non sono utilizzati per fini istituzionali.

Non si tratta certo di una novità. Basti pensare che il 30 agosto del 2018 l’allora consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, aveva inviato alla Corte dei Conti un dettagliato dossier del patrimonio immobiliare delle aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria. Da lì sono partiti gli accertamenti dei magistrati contabili che hanno contestato il danno erariale all’ex dirigente del settore patrimonio dell’azienda, Pignanelli, per nove milioni di euro e all’attuale, Capistro, per una cifra ancora da determinare.

Nel frattempo l’Asp continua a spendere ogni anno quasi otto milioni di euro in affitti passivi.