Le nuove rilevazioni Istat di agosto fotografano una realtà pesante per i cosentini: la città si colloca al secondo posto in Italia per inflazione, con un balzo del +2,7%, preceduta solo da Rimini (+2,8%). Un record negativo che porta le famiglie a spendere in media 525 euro in più all’anno, contro i 427 euro della media nazionale.

Il quadro è aggravato dal rallentamento del Pil, che frena nel primo semestre, mentre i prezzi continuano a correre. Il risultato è che i cittadini di Cosenza si trovano a fare i conti con uno dei carrelli della spesa più cari del Paese, in un contesto già fragile dal punto di vista economico e occupazionale.

Calabria maglia nera dei rincari

La Calabria nel suo complesso si conferma tra le regioni più colpite dall’inflazione: +2,1%, seconda solo alla Puglia (+2,2%). Ma è a Cosenza che il problema esplode con più forza, trasformandosi in una vera e propria emergenza per il potere d’acquisto delle famiglie.

Le altre province calabresi registrano dati più contenuti: a Reggio Calabria l’inflazione è al +1,8% con un aggravio annuo di 350 euro, mentre Catanzaro resta la città meno colpita, con un incremento del +1,2% e una spesa aggiuntiva di 233 euro.

Famiglie in trappola tra rincari e crisi

Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, guidata da Massimiliano Dona, il salto in avanti dell’indice del carovita in Calabria - e soprattutto a Cosenza - rappresenta “un colpo durissimo per famiglie già messe a dura prova da emergenze sociali ed economiche”.

Le differenze di prezzo tra i prodotti alimentari, ripetutamente segnalate sul territorio, finiscono per disegnare una vera e propria mappa delle disuguaglianze: a pochi chilometri di distanza, il costo del carrello può cambiare radicalmente.

Per i cittadini cosentini, già penalizzati da salari più bassi della media nazionale, l’inflazione rischia di tradursi in un impoverimento strutturale. E con le incertezze internazionali che pesano sui mercati, il futuro non promette sollievo.