C’è una doppia strada da seguire per arginare il fenomeno della diffusione dei cinghiali, con tutte le conseguenze in termini di danni all’agricoltura e di pericolo per l’uomo. Una è quella di tipo ambientalista, attraverso il sostegno delle cosiddette colture a perdere da impiantare nelle aree interne e montane dove produrre cereali di vario genere per attrarre appunto i cinghiali che si spingono sempre più a valle e a ridosso dei centri abitati alla ricerca di cibo. L’altro percorso è quello dell’incentivo ai selettori, ovvero a quella categoria di cacciatori appositamente formata proprio per abbattere i cinghiali. In Calabria in ottomila hanno ottenuto l’abilitazione. E però il loro ruolo è ancora piuttosto marginale per tanti motivi, tra cui l’assenza di un ristoro economico almeno delle spese in caso di cattura di uno o più ungulati.

Di questo e non solo di questo si è discusso nel salone degli Specchi della Provincia di Cosenza nel corso di un confronto a più voci promosso dalla presidente di Anci Calabria Rosaria Succurro, che ha dichiarato: «Occorre passare dall’emergenza alla programmazione. È indispensabile garantire la sicurezza dei cittadini e tutelare le imprese».

A introdurre i lavori è stato Luigi Novello, responsabile dell’Anci Calabria per il settore caccia e Attività venatorie. Alla riunione presente l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo