«Il nostro ammirevole arcivescovo mons. Giovanni Checchinato continua a distinguersi per la sua vocazione e costante attenzione verso gli “esclusi”. Adesso, un accorato appello onde evitare la chiusura della meritoria Casa San Francesco richiama alla coscienza il dovere delle istituzioni verso i più poveri che alla falcidie del declino generale di civiltà aggiungono un’attenzione in calo nonostante il loro aumento specie al sud». Così la consigliera comunale di Cosenza Bianca Rende sulla possibile chiusura di Casa San Francesco per mancanza di risorse.

«L’appello dell’Arcivescovo è precipuamente rivolto alle istituzioni locali e non semplicemente alla carità di singoli benefattori. Esistono infatti istituzioni preposte a riservare nei loro bilanci una quota degli investimenti ai ceti più fragili senza per questo dovere rinunciare al loro prestigio attraverso altrettanto illustri iniziative. È dunque quanto mai fuori luogo strumentalizzare questo appello religioso nel mare della politique d’abord e delle partite di giro sulle responsabilità. Proviamo ad allargare il campo con qualche proposta e ad esplorare nuove e diversificate possibilità di sostegno.

Perché, ad esempio, la benemerita Fondazione Carical che dà lustro al territorio interregionale di competenza, non prova ad aumentare la quota di risorse destinate alla povertà come rientra nei suoi doveri istituzionali? Dall’ultimo bilancio consuntivo pubblicato, sembra emergere un’attenzione piuttosto modesta verso il mondo del volontariato religioso e sociale che opera con dedizione a favore degli ultimi. Solo il 3% delle spese complessive sarebbe stato destinato a iniziative contro la povertà, e meno di 10.000 euro a Casa San Francesco, presidio storico di carità operante sul territorio.

Non si potrebbe fare di più? Anche altre istituzioni bancarie e fondazioni locali, pur benemerite per il loro impegno culturale e per la valorizzazione della memoria del movimento cattolico cooperativo potrebbero riflettere sull’opportunità di ri bilanciare il proprio intervento a favore di chi oggi vive in condizioni di marginalità estrema. La classe dirigente di buona volontà cui si rivolge l’Arcivescovo  occupa ruoli importanti in enti che  possono fare di più dell’eroico volontarismo dei nostri tempi che non sono più quelli del “non expedit”.