Un esposto formale è stato presentato al Prefetto di Cosenza, Rosa Maria Padovano, alla Sorical, alla Regione Calabria e al Comune di Casali del Manco da tre cittadini — Biagio Cannata, Carmelo Rota e Francesco Fuoco — per denunciare la grave e continua interruzione della fornitura idrica che da anni interessa il territorio comunale.

Nel documento, i firmatari richiamano l’attenzione delle autorità sul fatto che l’acqua è un bene pubblico essenziale e un diritto costituzionalmente tutelato, la cui continuità deve essere garantita senza interruzioni ingiustificate. Viene citato anche il D.lgs. 18/2023, che recepisce la direttiva europea sulla qualità e l’accesso all’acqua potabile, evidenziando l’obbligo per gli enti gestori di assicurare un servizio efficiente e sicuro.

Secondo i cittadini, da anni la carenza idrica e l’alta torbidità dell’acqua proveniente dall’impianto di potabilizzazione Erezza causano disagi sempre più gravi, aggravati nel 2025 da prolungate sospensioni del servizio, talvolta superiori alle 24 ore. In alcune località, l’ASP ha addirittura vietato l’uso dell’acqua per motivi igienico-sanitari.

La situazione, si legge nell’esposto, ha raggiunto livelli “insostenibili” durante i mesi estivi e persino in occasione della festa patronale di Pedace e delle elezioni del 5 e 6 ottobre, quando intere famiglie sono rimaste senz’acqua per oltre un giorno.

Il documento sottolinea che, nonostante le promesse dell’amministrazione comunale — relative alla manutenzione degli acquedotti e agli sgravi sulle bollette —, nessuna soluzione definitiva è stata adottata. I cittadini, per questo, si sono riuniti in un comitato spontaneo per sollecitare interventi immediati e indagini sulle cause strutturali del problema, nonché sulle eventuali responsabilità legali. Tra le richieste avanzate al Prefetto e alle autorità competenti figurano:

  • L’accertamento delle cause reali della carenza idrica e dei blocchi agli impianti;
  • L’adozione di misure urgenti per garantire la continuità del servizio di acqua potabile;
  • L’attivazione di autobotti o soluzioni temporanee fino al ripristino completo della rete;
  • L’applicazione di sgravi sulle bollette per i disservizi subiti;

Gli autori dell’esposto evidenziano infine che la persistente inefficienza del servizio idrico integrato rappresenta una limitazione ingiustificata di pubblico servizio ai sensi dell’art. 340 del Codice Penale, con gravi ricadute economiche, igienico-sanitarie e sociali per la comunità casalese.