L’arcivescovo metropolita affida a Cosenza Channel una personale riflessione sulla ricorrenza del 2 novembre e cita L’Albero delle Noci di Dario Brunori: «Artisti come lui ci aiutano a vedere il bello e il buono delle nostre esistenze»
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Il giorno dei Morti, fissato dalla Chiesa cattolica il 2 novembre, affonda le sue radici molto prima del calendario liturgico. Le prime testimonianze di riti dedicati ai defunti risalgono all'antica Roma, dove si celebravano le parentalia, giornate in cui le famiglie onoravano i propri antenati con offerte e banchetti presso le tombe. In Italia, il giorno dei Morti assume sfumature diverse da regione a regione. Le tradizioni più comuni sono visita ai cimiteri, accensione di lumini e candele, offerte di fiori freschi, preghiere e messe di suffragio e anche preparazione di dolci tipici.
Il messaggio dell’arcivescovo Giovanni Checchinato
“Fisso lo sguardo verso il mistero della morte, e di ciò che la segue, nel lume di Cristo, che solo la rischiara; e perciò con umile e serena fiducia. Avverto la verità, che per me si è sempre riflessa sulla vita presente da questo mistero, e benedico il vincitore della morte per averne fugate le tenebre e svelata la luce. Dinanzi perciò alla morte, al totale e definitivo distacco dalla vita presente, sento il dovere di celebrare il dono, la fortuna, la bellezza, il destino di questa stessa fugace esistenza: Signore, Ti ringrazio che mi hai chiamato alla vita, ed ancor più che, facendomi cristiano, mi hai rigenerato e destinato alla pienezza della vita.”
Cominciava così il testamento spirituale di un grande pontefice, Paolo VI, riconosciuto santo dalla Chiesa da qualche anno. È significativo che nel testo citato Paolo VI faccia illuminare il mistero della vita proprio dalla morte. Ed in effetti è così. Ce lo ricorda in un passaggio anche un testo biblico: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”. (Salmo 89,12).
Abbiamo bisogno di pensare alla dimensione limitata della vita per poter apprezzare la vita, abbiamo bisogno di chinarci a vedere la bellezza di ogni singolo attimo della nostra esistenza per evitare di sciupare questo dono incommensurabile pensando di esserne padroni assoluti. La ricorrenza della commemorazione di tutti i fedeli defunti e la visita al cimitero ci inducono a considerare di più e meglio l’importanza della vita, della nostra come quella di ogni essere.
Per i cristiani è la possibilità di cantare, ancora una volta, l’alleluia che fa memoria della vittoria della vita sulla morte vissuta da Gesù e per affermare con le parole dell’Apostolo Paolo: “La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!” (1 Corinzi 15, 54-57).
E accanto a questo inno per la vittoria della vita sulla morte, ogni cristiano sa che deve farsi testimone e artefice di vita nella sua esistenza, lottando contro ciò che si oppone alla vita: la guerra, le ingiustizie, l’odio fra i popoli, la mancanza di libertà. Ma anche per coloro che non hanno riferimenti religiosi la morte può essere letta alla luce della esperienza della vita.
E in questa operazione ci possono aiutare validamente tanti artisti che hanno cantato la vita. Uno fra tanti il nostro conterraneo Dario Brunori che ci aiuta a cogliere il bene e il bello della vita qui, a casa nostra: “Sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele E le persone buone portano in testa corone di spine Ed ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino E che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane E a tutta questa felicità io non mi posso abituare Perché conosco il sogno del faraone Le vacche grasse e le vacche magre E che si può cadere da una distanza siderale… Vorrei cantarti l’amore, amore La notte che arriva nel giorno che muore Senza cadere Nella paura di farti male”. Serena festa di Ognissanti e santa Commemorazione dei defunti a tutti dal vostro vescovo.

