La scuola era il Liceo Scientifico Statale di Amantea, l’anno del diploma il 1974. Cinquant’anni dopo ragazze e ragazzi della quinta A, oggi donne e uomini affermati, sono ancora insieme a festeggiare il mezzo secolo di quel traguardo, prima solida pietra di un percorso di vita per fortuna carico di soddisfazioni per ognuno di loro. Riunire tutti intorno allo stesso tavolo per la celebrazione di questo legame duraturo nel tempo, non è stato semplice.

«Meditavo già dallo scorso anno l’organizzazione di questa rimpatriata – dice Antonio Frangione, medico, principale promotore di questo piacevole incontro – Le ultime settimane sono state tutte un turbinio di contatti, telefonate, messaggi, per fissare una data che potesse coniugare le esigenze di ciascuno, anche di chi si è sobbarcato l’onere di percorrere un po’ di chilometri per essere presente».

Al tavolo di Yarità, il ristorante di Coreca scelto per la serata, siedono anche due docenti, rimasti punto di riferimento del gruppo per gli insegnamenti impartiti durante il ciclo di studi: il professore di italiano e latino Cataldo Paletta di 85 anni e la professoressa di lingue straniere Teresa Croce di 82.

«I ricordi di quel periodo sono tutti fissati, uno ad uno, nelle nostre menti – dicono – Questa classe era composta da giovani particolarmente capaci, con alle spalle ottime famiglie in grado di impartire sani principi. Ed infatti – aggiungono – tutti si sono realizzati nel migliore dei modi. Il loro primo requisito era il garbo e l’impegno. Bisogna dire che cinquant’anni fa comunque, la maleducazione tra i banchi di scuola era davvero merce rara. Da una parte vi erano docenti che rifiutavano di scendere a patti con la volgarità o con atteggiamenti poco consoni al vivere civile, dall’altra tra le famiglie nessuno derogava al rispetto per gli insegnanti».

Tra gli invitati alla riunione c’è anche Antonio Bruno, costretto a lasciare anzitempo gli studi per la necessità di inseguire un futuro lavorativo lontano dalla Calabria. Neppure diciottenne trovò un impiego in una fonderia di Amburgo, in Germania, e poi in Belgio, arrivando infine ad ottenere una occupazione stabile in una fabbrica automobilistica della Ford fino alla pensione, raggiunta nel 2015. Una storia di emigrazione che si interseca con quella degli affetti lasciati e poi ritrovati. «E che mi hanno convinto a tornare a vivere in Calabria, a Belmonte, nel paese d’origine mio e di mia moglie. Certo, siamo molto cambiati – dice – ma è davvero un piacere essere qui con tanti amici».

Avvocato, dirigente in pensione dell’Agenzia delle Entrate di Cosenza, Maria Pia Marano parla a nome di tutti i compagni: «Ricordi ne abbiamo tanti. Siamo rimasti coesi e legati alle diverse esperienze vissute insieme. Con alcuni non mi vedevo dal diploma, quindi proprio da cinquant’anni, con altri siamo stati più a contatto. Questo tuffo nel passato è emozionante – aggiunge con gli occhi lucidi – Ritrovarsi è una ricchezza e spero che molti altri possano seguire il nostro esempio per godere di questa impagabile sensazione».