Dopo costumi e salvagenti colorati, le vetrine di cartolerie e supermercati si riempiono di quaderni dalle copertine griffate, zaini, grembiuli, tutto per ricordare che il suono della prima campanella si avvicina.

Ma riempire il proprio zaino – e non solo delle migliori aspettative – significa doversi sedere a tavolino e fare i conti con la calcolatrice in una mano e il portafogli nell’altra, dal momento che tra gli aumenti dei prezzi che ogni anno penalizzano i consumatori c’è anche e soprattutto quello legato al corredo scolastico.

Insieme all’ansia, al fermento e all’entusiasmo di un nuovo anno tra i banchi di scuola, che può coincidere anche con un nuovo percorso di studi, c’è la difficoltà non solo di quale diario o quaderno scegliere tra gli scaffali multicolor delle cartolibrerie, ma di accorgersi che quando si gira la copertina c’è anche il prezzo-sorpresa. Che spesso le finanze di mamma e papà non riescono a soddisfare.

«L’aumento della carta è del 10 per cento in più rispetto allo scorso anno», dice il proprietario di una delle cartolerie di Rende, persino le risme di carta da 2,90 sono arrivate a costare quasi 5 euro. A voler essere precisi, secondo i dati forniti dalla Federconsumatori, quaderni e quadernoni sono aumentati del 9,2 per cento, penne, matite e colori del 5,6 cento e i libri del 4,3 per cento, tanto che dalle associazioni più vicine ai consumatori arrivano le denunce per i prezzi sempre più spropositati.

«Abbiamo cercato di fare degli sconti per compensare i rincari rispetto allo scorso anno», così dichiara il proprietario di una delle cartolerie in centro a Cosenza. Ma purtroppo quella manciata di euro in meno non basta a sopperire a tale stangata. In più, oltre al tetto di spesa non rispettato, bisogna fare i conti con le mode del momento lanciate da questo o quell’influencer di turno. Tra le marche degli zaini le più richieste e le meno costose la Eastpak o Seven sui 70-80 euro, si può arrivare anche a 600 euro se si sceglie qualche modello con griffe stampata; i trolley usati per i piccolini delle elementari, invece, dai 120 euro. A cui ogni giorno bisogna aggiungere il necessario per riempirli. E fiocchi e grembiulini da indossare.

Quaderni e quadernoni, astucci da gioielleria, diari (forse quelli meno cari il cui tetto è fissato ai 50 euro), e soprattutto i libri. Si parla di cifre che raggiungono per il materiale scolastico i 600 euro a cui si devono sommare i 500 euro per i libri di testo. Basti pensare che il tetto di spesa per i libri di testo da oltre dieci anni non viene adeguato all’inflazione. E a poco o nulla servono i consigli di classe con cui, in risposta al rischio di eventuali sanzioni, gli insegnanti e i dirigenti delle varie scuole cercano di non far sforare i 300 euro di spesa annuale per i libri; costi invece che magicamente lievitano e a cui si aggiungono anche quelli dei vocabolari, da due a quattro nei licei.

“Bisogna evitare di dare ascolto agli influencer di turno che riempiono di firme e di loghi il materiale scolastico e cercare di acquistare all’ingrosso o online”, questo il consiglio rivolto alle famiglie dalla Federconsumatori. A cui fa seguito la richiesta dell’Unione nazionale consumatori e della Confcommercio di abrogare l’art. 8 della legge n. 15 del 13/2/2020 che impedisce alle grandi catene di supermercato e alle piattaforme digitali di fare sconti sui libri scolastici superiori al 15 per cento del prezzo di copertina (diversamente da quanto accaduto nel 2019 dove i ribassi arrivavano anche al 25 per cento).

Sempre dalle associazioni dei consumatori e dei genitori arrivano i kit scuola con prezzo fissato ai 19,90 e che contengono astuccio, due quaderni, penne e matite e uno zaino (per le scuole superiori di secondo grado uno zainetto però forse troppo piccolo) da personalizzare eventualmente con spille e stickers. Ma pochi quelli che circolano nelle cartolibrerie del cosentino e sempre al limite dell’esaurimento scorte quelli acquistabili online.

«A sostegno delle famiglie si dovrebbe ricorrere alla detrazione fiscale al pari delle spese mediche e aumentare i fondi per il diritto allo studio dagli attuali 133 milioni di euro ad almeno 170 milioni», così tuona la Assoutenti. Sul portale Io studio della Regione Calabria gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado possono fare domanda per beneficiare di agevolazioni con borse di studio utilizzabili sia come bonus libri sia come voucher per il trasporto. Per un totale di circa 200-300 euro, la metà o poco meno della spesa da affrontare per molti ragazzi che con zaino in spalla (e possibilmente non vuoto) devono raggiungere il proprio istituto scolastico anche facendo un’ora di viaggio al giorno.

Alcune scuole di Cosenza e provincia (soprattutto gli istituti tecnici e professionali) da qualche anno aderiscono al progetto Book in progress che prevede la stampa di libri con una casa editrice al prezzo complessivo di 120 euro. Peccato però questo non sia possibile per molti dei libri di testo adottati dai tanti istituti con i vari indirizzi.

Ogni anno le famiglie più benestanti possono dare un contributo volontario a sostegno degli studenti più in difficoltà, ma lo scorso anno in un liceo linguistico e in un tecnico anche se tra i più grandi di Cosenza si è raggiunto solo 450 euro. Cifra irrisoria se si pensa al numero degli studenti che necessiterebbero di aiuti e al numero dei libri e del materiale da acquistare. Sì, perché, ogni anno la lista dei libri aumenta e l’edizione nuova sembra risultare più appetibile, con rappresentanti delle case editrici che promuovono nuovi testi solo perché hanno più schede o più esercizi, finendo per boicottare l’acquisto dell’usato.

«Gli stessi docenti – dice una mamma con tre figli da mandare a scuola – dovrebbero spingere all’acquisto di libri davvero necessari e integrare alcune pagine carenti dei testi con spiegazioni approfondite, insegnando anche a prendere appunti e a saper usare in modo intelligente a casa i motori di ricerca». Che poi alla fine insieme all’ascolto attento sarebbero forse il modo migliore e più economico per stare in classe.

Le biblioteche scolastiche o le scuole (quando non ci sono le biblioteche) dovrebbero possedere più copie possibili dei libri di testo da dare in prestito agli studenti così da promuovere un modo più realistico per limitare le spese e invogliare alla politica dello sharing. E perché no, anche ad un uso più rispettoso dei libri.

Sui social poi diverse le pagine dedicate alla vendita ma anche allo scambio di testi scolastici tra gli studenti, veri e propri mercatini che aiutano a dimezzare o annullare le spese altrimenti davvero onerose e insostenibili.

Sicuramente meno dispendioso il libro digitale ma non sempre amato dagli insegnanti, dal momento che spesso non ha né il fascino né la duttilità della carta stampata, il cui odore a quanto pare però sta sempre più confondendosi con quello delle banconote.