Ieri il procuratore della Repubblica di Cosenza, Vincenzo Capomolla, ha incontrato gli studenti del corso di Pedagogia dell’Antimafia dell’Unical per discutere della diffusione delle sostanze stupefacenti nel territorio. Davanti agli studenti, il magistrato ha descritto l’area urbana come un «territorio funestato dalla diffusione e dall’uso di sostanze stupefacenti», sostenendo la necessità di una maggiore consapevolezza sui rischi legati alle droghe.

Capomolla ha aggiunto che anche le cosiddette droghe leggere «non lo sono ormai più di tanto, perché contengono principi attivi elevatissimi rispetto a quelli di qualche anno fa». Per questo, secondo il procuratore, occorre «mettere in campo ogni sforzo sul piano della repressione sia del mercato della sostanza stupefacente, sia dello spaccio locale». 

«È sconcertante sentire ancora nel 2025 un approccio solo repressivo - ha detto il collettivo Filorosso ’95 -. Rimaniamo francamente sconcertati che ancora nell’anno 2025 e per di più in un’aula universitaria si continui a parlare di droghe da un punto di vista esclusivamente criminalizzante e repressivo», affermano.

Secondo Filorosso, mentre a livello internazionale si affermano da anni strategie basate sulla riduzione del danno, «una parte significativa degli operatori del diritto, della sanità, della scuola e dell’università resta ostinatamente sorda e cieca di fronte a ciò che il mondo intero ha già compreso».

Il collettivo ricorda la partecipazione, dal 6 all’8 novembre, alla Contro-Conferenza Nazionale sulle Droghe di Roma: «Abbiamo constatato che, nonostante il vento repressivo che soffia da destra e l’ostracismo governativo, esiste una rete capillare di associazioni, medici, giuristi e operatori che lavorano per superare il paradigma fallimentare della War on Drugs».

Filorosso evidenzia che esistono già linee guida nazionali e internazionali, modelli avanzati e dati scientifici che puntano verso:

• «valutazione indipendente delle attuali politiche proibizioniste»

• «spostamento dell’asse dal penale verso un governo sociale del fenomeno»

• «depenalizzazione e decriminalizzazione dell’uso di sostanze»

• «regolazione legale della cannabis»

• «piene politiche di riduzione del danno»

• «riscrittura della normativa sulle droghe nel rispetto dei diritti umani, come chiede l’ONU».

«Abbiamo proposte di legge pronte, dati, competenze e modelli efficaci», sottolinea il collettivo. «Aspettiamo solo che Governi, Procure e Accademia si sveglino dal torpore e abbandonino il riflesso pavloviano della criminalizzazione».

La nota si chiude con un attacco frontale all’approccio repressivo assoluto: «Finché si continuerà a guardare alla droga (al singolare!) come un mostro da eliminare e alle persone che usano sostanze come devianti da stigmatizzare, le mafie (quelle sì al plurale) continueranno a prosperare e ad accumulare profitti stratosferici».