A Gaza non è più guerra, è genocidio. Bambini estratti dalle macerie, ospedali bombardati, famiglie intere cancellate. È l’annientamento di un popolo, in diretta mondiale, sotto gli occhi di tutti.

Il dolore è insopportabile, la rabbia brucia. Interi villaggi e città sono rasi al suolo, centinaia di migliaia di innocenti costretti alla fuga disperata. Senza pietà, senza tregua. Nessuna sicurezza nazionale può giustificare uno sterminio. Ciò che il governo di Israele sta compiendo è un crimine contro l’umanità, già inciso nelle pagine più nere della storia.

Il mondo finalmente si scuote, urla, si ribella. L’Onu parla di “catastrofe umanitaria senza precedenti”, Amnesty International denuncia “crimini di guerra sistematici”, Papa Leone XIV ammonisce: “non c’è futuro basato sulla vendetta e sull’esilio forzato”. Da New York a Londra, da Parigi a Roma e Berlino, milioni di persone scendono in piazza gridando “stop al genocidio”.

Eppure i governi occidentali ancora balbettano. L’Europa non trova una voce comune; Washington oscilla tra deboli condanne e il forte sostegno politico e militare a Israele; le cancellerie si rifugiano nel mantra del “diritto alla difesa” e in appelli ipocriti al “cessate il fuoco umanitario”, mentre le bombe continuano a cadere. L’imbarazzo diventa complicità, il silenzio colpa.

Anche l’Italia si muove. Le scuole e le università si ribellano, gli studenti non accettano l’accusa di indifferenza. Il Paese reagisce perché non vuole essere corresponsabile di uno sterminio. Oggi, giovedì 25 settembre alle 19:00, a Cosenza si terrà una nuova marcia per Gaza, con una veglia di preghiera per la Pace presieduta dall’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Giovanni Checchinato.

Gaza muore, il popolo palestinese è decimato. Ma muore anche la coscienza di chi resta in silenzio. Tacerlo significa avere le mani sporche di sangue.