La liquirizia, radice utilizzata da millenni dalla medicina tradizionale di molte civiltà, potrebbe diventare un’arma contro alcuni tumori. Secondo quanto riporta il sito Study Finds, i ricercatori dell’Università dell’Illinois di Chicago hanno affermato che la liquirizia – in commercio prevalentemente sotto forma di caramella – potrebbe aiutare a prevenire e persino a curare alcuni tipi di cancro.

La ricerca

Gnanasekar Munirathinam, professore associato nel dipartimento di scienze biomediche del College of Medicine di Rockford, è l’autore di queste straordinarie scoperte, emerse mentre studiava sostanze derivate dalla pianta di liquirizia Glycyrrhiza glabra. A quel tempo, Munirathinam e il suo team si stavano concentrando sull’effetto della liquirizia sul cancro alla prostata.

Gli autori dello studio ipotizzano che una sostanza derivata dalla liquirizia, la Glicirrizina, potesse aiutare a creare nuovi “agenti” per il trattamento clinico del cancro. «Quando esaminiamo la ricerca là fuori e i nostri dati, constatiamo che la glicirrizina e il suo derivato, l’acido glicirretico, abbiano un grande potenziale come agenti antinfiammatori e antitumorali», ha detto il prof. Munirathinam in un comunicato universitario. Al momento, però, sono stati condotti pochissimi studi clinici sull’uomo, così come affermato dallo stesso prof. Munirathinam. Una ricerca simile era già stata effettuata nel 2003 dai ricercatori della Rutgers University del New Jersey, e venne pubblicata sulla rivista ‘Journal of Agricultural and Food Chemistry’

La liquirizia in Calabria

Non tutti sanno che la Calabria produce circa l’80% della liquirizia italiana. Questa pianta proviene prevalentemente dalla zona costiera jonica e l’area di maggiore trasformazione si trova nel comune di Corigliano Rossano.

La storia

La prima fabbrica di liquirizia calabrese fu realizzata nella Sibaritide nel 1715, dal Duca di Corigliano. Altre aziende sorsero sempre nel 1700 e sempre nella Sibaritide, ad opera di nobili e ricche famiglie: Amarelli (1731), Abenante (divenuta poi Martucci nel 1808) e Labonia nel territorio di Rossano e CastriotaScanderbeg (divenuta poi Solazzi) in quello di Corigliano. Nel corso del 1800 l’industria continuò a svilupparsi, conquistando, grazie alla bontà e genuinità del prodotto, i mercati d’Europa e d’America. L’esportazione della liquirizia calabrese si consolidò ed ampliò nella seconda metà del secolo XIX ed ancora nel primo decennio del secolo XX.

Il museo della liquirizia

In Calabria, nell’antico palazzo Amarelli ubicato a Rossano, ha sede il Museo della liquirizia Giorgio Amarelli che ospita la storia e il passato di questo prodotto. Il sito è tra i musei d’impresa calabrese più visitati in Italia, secondo solo a quello della Ferrari. Un orgoglio in più per la città del Codex che vanta un significativo attrattore turistico e culturale.

Le caratteristiche e la certificazione Dop

La “liquirizia di Calabria” ha ottenuto la certificazione Dop nel 2011. Tale liquirizia, deve avere determinate caratteristiche, in primis provenire dalle coltivazioni e dallo spontaneo di Glychirrhiza glabra nella varietà denominata in Calabria “Cordara” e rispondente alle condizioni e i requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione.

Esistono diverse varietà di liquirizia, ma la più apprezzata è appunto la Glabra. La pasta è densa, nera, lucida e profumata; dal gusto dolce-amarognolo e dal profumo intenso, si trova in commercio in forme variabili: dai classici cilindretti, al bastoncino, tonde o schiacciate.